
La parola non viene pronunciata. Ma quello che sta accadendo alla popolazione di Mataje, località ecuadoriana nella regione di Esmeraldas, alla frontiera con la Colombia, assomiglia molto al fenomeno del “desplazamiento”, la fuga forzata della popolazione civile che tanto ha coinvolto negli ultimi decenni la popolazione colombiana. La fuga della popolazione civile di Mataje, epicentro degli episodi di violenza causati in Ecuador dalle azioni delle bande dissidenti delle Farc legate al narcotraffico, viene rivelata da padre Ottorino Poletto, missionario comboniano originario di Padova e parroco proprio di Mataje, in un’intervista rilasciata alla “Radio Católica Nacional” ecuadoriana e pervenuta al Sir. Padre Poletto spiega che “Mataje sta vivendo giorni molto duri e difficili, a partire da quella bomba del 27 gennaio, che ha suscitato tanta preoccupazione. È stata la causa dello Stato d’emergenza, poi la cosa è peggiorata, con la morte di 4 militari, uccisi proprio a Mataje. E qui sono arrivati in macchina i giornalisti poi sequestrati. Ora sappiamo del sequestro di un’altra coppia… La gente non sa a che santo votarsi, come comportarsi”.
Da una parte, “c’è il gruppo Guacho, che nella zona di San Lorenzo è presente con amici e collaboratori. Dall’altra, l’esercito e la Polizia. Domenica scorsa – racconta il parroco – ero a Mataje per la messa, stavamo per iniziare e non abbiamo potuto farlo, perché c’era stato un allarme bomba. C’erano persone, bambini e donne, terrorizzate, che sono fuggita e hanno voluto dormire nella vicina San Lorenzo, dove abito anch’io. Ora ho 200 persone che dormono in parrocchia a San Lorenzo perché hanno paura di restare a Mataje. La buona notizia è che hanno riaperto tutte le scuole nella zona di San Lorenzo e da lunedì riapriranno anche a Mataje, speriamo che questo faccia tornare le persone nelle loro case”. Il missionario fa notare, tra l’altro, che “finora non è stati colpita la popolazione locale, ma solo persone che vengono da fuori”.
Dice ancora padre Poletto: “Cerco di essere presente, di visitare più che posso queste persone; qualcuno dice che rischio, in realtà cerco di essere prudente ma al tempo stesso di incontrare le persone. La gente è preoccupata, ma si rianima ricevendo la visita del sacerdote, la vede come la benedizione del Signore”.