Messaggio

Pasqua: mons. Petrocchi (L’Aquila), “se la fede è solida manteniamo la quiete nella tempesta”

Giuseppe Petrocchi

“Il timore nasce dalla tensione a non sciupare i ‘talenti’ preziosi, ricevuti da Dio, ed è irrobustito dalla vigilanza, mirata a custodirli e valorizzarli. La paura, invece, scaturisce dal fatto che gravitiamo su noi stessi e misuriamo gli eventi solo sulle nostre forze”. Lo scrive mons. Giuseppe Petrocchi, arcivescovo di L’Aquila, nel suo messaggio per la Pasqua alla diocesi, in cui richiama l’episodio della tempesta sedata, raccontato nel Vangelo di Matteo. Il presule indica nella fede “il segreto per mantenere intatta la pace del cuore, qualunque cosa accada”. “Se la nostra fede ha una bassa ‘caratura’ – sottolinea –, siamo esposti alle ‘intemperie’ della storia, personale e comunitaria, e le ondate contrarie della vita ‘squassano’ la nostra anima e le tolgono la serenità”. Invece, “quanto più la nostra fede è adulta e solida, tanto più restiamo sereni e manteniamo la quiete: non solo ‘dopo’ la tempesta, ma ‘dentro’ la tempesta, se la viviamo nel Signore”. L’invito dell’arcivescovo “di fronte alle difficoltà, che sembrano più forti di noi”, è quello di “non scappare e neppure applicare strategie sbagliate: occorre, invece, gestire la mente e le emozioni alla luce del Vangelo e della retta ragione”. “Le sofferenze, che ci hanno messo a dura prova, possono diventare il ‘luogo’ in cui ci è donata la grazia di incontrare Gesù: in modo più vero e più profondo”. Perché “non si risorge dai naufragi della propria storia se non si accetta, serenamente, che da soli non ci salviamo, ma restiamo intrappolati nelle nostre debolezze”. Diventa, quindi, necessario “il coraggio di uscire dal guscio della nostra ‘barca’”. “Si tratta – conclude – di oltrepassare i nostri schemi usuali di giudizio e di comportamento, che risultano perdenti di fronte alla violenza delle avversità, per entrare in un modo di pensare, di sentire e di agire più conforme al Vangelo”.