Omelia

Pasqua: mons. Delpini (Milano), “la storia nuova si scrive se ci sono uomini e donne nuovi”. Preghiera “per i morti sul lavoro a Treviglio e i loro familiari”

“La storia nuova si scrive se ci sono uomini e donne nuovi. Ci vorrebbe insomma qualche cosa come una conversione, per essere protagonisti di una storia nuova”. Lo ha affermato ieri l’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, nell’omelia pronunciata nel corso della celebrazione eucaristica che ha presieduto in duomo nel giorno di Pasqua. “La liturgia della domenica di Pasqua – ha spiegato – mette in evidenza i tratti di quella storia vecchia che ci è venuta a noia. Ci è venuta a noia la storia vissuta in attesa della rivincita”. “I popoli e le persone che soffrono l’ingiustizia, che sentono frustati i loro desideri, che sono umiliati nella loro dignità, se non vogliono accontentarsi di piangere – ha proseguito – sono in attesa della rivincita, del giorno in cui gli altri la pagheranno, del giorno in cui finalmente si vedranno i giusti trionfare e i malvagi andare in rovina nel modo più disastroso”. “Del resto – ha notato mons. Delpini – è una storia noiosa, tante volte riscritta e sempre tragica: i servi sono diventati padroni e i poveri sono diventati ricchi, quelli che erano sottomessi hanno sottomesso gli altri”. “Ma dov’è la giustizia? Dov’è la pace? Dov’è il bene per tutti?”, ha domandato. “Gesù propone ai suoi discepoli un’obbedienza che possa dare inizio a una storia nuova. Gesù chiede ai discepoli di vivere l’attesa dello Spirito. La storia nuova si costruisce solo se si accoglie lo Spirito di Gesù: la grazia di vivere come Lui, di condividere il suo pensiero, i suoi sentimenti, il suo stile”. “Celebriamo i santi misteri”, ha concluso, “per invocare lo Spirito di Gesù che ci battezza con la forza e la luce del risorto e per essere disponibili alla conversione, per diventare persone capaci di scrivere una storia nuova”.
Nel corso della celebrazione, mons. Delpini ha invitato i presenti “a pregare per i morti sul lavoro a Treviglio e per i loro familiari. Una tragedia avvenuta proprio nel giorno di Pasqua” e ha ricordato anche le violenze “che ancora oggi si consumano nella terra di Gesù, dove lui duemila anni fa ha vissuto la sua Pasqua”.