
“La Chiesa cattolica è disponibile a mettere a disposizione i suoi buoni uffici a livello umanitario” per favorire la liberazione degli ostaggi, “sempre che ci venga richiesto dalla parti coinvolte” (Governo, rapitori, familiari delle persone sequestrate). Così la Conferenza episcopale colombiana, attraverso una dichiarazione di mons. Héctor Fabio Henao Gaviria, direttore del Segretariato Pastorale sociale Caritas della Chiesa colombiana, interviene dopo la conferma di un nuovo sequestro (una coppia di cittadini ecuadoriani) da parte di un gruppo dissidente dell’ex guerriglia colombiana delle Farc, nei pressi del confine tra Ecuador e Colombia. Mons. Henao ha, al tempo stesso, espresso “preoccupazione e dolore causato da fatti come questi, che attentano contro la dignità della persona”.
Intanto, arrivano al Sir ulteriori conferme sulla difficile situazione umanitaria e di ordine pubblico nel dipartimento di Nariño. Fonti del Sir attualmente impegnate in organizzazioni umanitarie internazionali parlano, infatti, di “situazione difficile e molto complessa”. Nella zona proseguono i “desplaziamentos”, le migrazioni interne forzate causate dalla presenza di bande armate; ma a questa presenza si affianca quella dei rifugiati venezuelani che cercano di raggiungere l’Ecuador e poi altri Paesi latinoamericani. I movimenti in frontiera si sono però attenuati in questi giorni, a causa della forte presenza degli eserciti colombiano ed ecuadoriano, in seguito all’uccisione dei tre giornalisti ecuadoriani che erano stati sequestrati.
Il Sudovest della Colombia è sempre più una zona in mano ai produttori e commercianti di cocaina, come ammette con preoccupazione, interpellato dal Sir, Edgar Insandara, segretario di Governo nel dipartimento di Nariño ed esperto di gestione pubblica di entità territoriali: “La crescita di terreni coltivati a coca è esponenziale, nella zona di Tumaco si è passati dai 27mila ettari ufficiali a più di 40.000 ettari”. A poco servono gli accordi per l’eradicazione volontaria e la sostituzione con altre coltivazioni, pure prevista dagli accordi di pace. Soprattutto, fa capire il funzionario di Governo, servono volontà politica e risorse economiche per combattere con decisione “un fenomeno che sta sempre più consegnando al narcotraffico porzioni intere del territorio”. Insandara spiega che le vicende legate ai sequestri sono in mano al Governo centrale colombiano.