Riunite a Fatima dal 12 al 15 aprile, le delegazioni dei vescovi africani (Secam) e dei vescovi europei (Ccee) hanno discusso circa il significato della globalizzazione per la Chiesa e le culture in Europa e in Africa. Nel comunicato finale diffuso oggi, i vescovi indirizzano “un grato pensiero al Santo Padre Francesco per il suo Magistero e la testimonianza del suo universale servizio”. Per la sua persona elevano alla Madonna di Fatima “una fervida preghiera”. Riguardo alla globalizzazione, i vescovi parlano di un “processo dinamico” ma anche “ambivalente”, perché – si legge nel comunicato – se “da una parte offre solidarietà tra nazioni e popoli” e “può servire la giustizia e la pace”; dall’altra la globalizzazione “tende a provocare un profondo divario tra ricchi e poveri, tra potenti e deboli; rinforza la lotta per il potere, per il profitto crescente e l’edonismo; distrugge l’eredità dell’alta cultura, della spiritualità e della dignità umana innescando una decostruzione delle fondamenta dell’esistenza, come il diritto incondizionato alla vita (aborto, eutanasia, eugenismo…)”.
“Gli aspetti negativi della globalizzazione – scrivono i vescovi – esigono una vigilanza attiva e coraggiosa dei sacerdoti, delle persone consacrate, dei laici, di tutti i credenti e delle persone di buona volontà”. “I vescovi africani ed europei qui presenti indirizzano un appello pressante per un’azione efficace in sostegno delle famiglie nel loro impegno educativo. E in quest’accompagnamento delle famiglie è necessario promuovere tanto il contatto personale quanto il buon uso dei mezzi di comunicazione. Senza dimenticare che la difesa dei poveri, malati, marginalizzati e deboli non è facoltativa ma imperativa”.