In un “mondo che costruisce la paura a prescindere dalla realtà”, la scuola è chiamata a “smontare questa paura e a ricostruire i fili della fiducia”. Ne è convinta Mariapia Veladiano, dirigente scolastica, scrittrice e teologa, per la quale la sfida è impegnarsi perché “i ragazzi trovino la libertà di costruire una società migliore”. Intervenendo al Convegno nazionale dei responsabili diocesani e regionali della pastorale della scuola e dell’Irc che si è aperto oggi a Roma, Veladiano si è soffermata sulla necessità di recuperare “il potere buono della parola” per ricreare un clima di fiducia, a fronte del diffondersi di una paura amplificata dalla solitudine e dalla competizione. La scuola, ha detto la dirigente, “non deve inseguire e corrispondere alle attese di tutti”, ma far sì che “ogni ragazzo si percepisca come persona che vale a prescindere dai risultati scolastici e dalle attese dei genitori o della società”. Non solo: deve “lavorare per far uscire da una dimensione individuale per far abbracciare quella collettiva e sociale” e aiutare “a sciogliere il mito della competitività che nega la fragilità di cui siamo intessuti”.
Secondo Veladiano, occorre “tenere presenti le opportunità, coltivare le esperienze significative, lasciare che i ragazzi siano ragazzi”. Del resto, ha ammesso, “i bambini e i ragazzi sono pronti a sognare cose grandi, mentre gli adulti non sono capaci di farlo perché hanno paura”.