
“Ogni offesa o ferita o violenza al corpo del nostro prossimo, è un oltraggio a Dio creatore!”. È il monito del Papa durante il Regina Coeli, al quale hanno assistito in piazza San Pietro – secondo la Gendarmeria vaticana – 50mila persone. “Il mio pensiero va, in particolare, ai bambini, alle donne, agli anziani maltrattati nel corpo”, ha proseguito Francesco, che ha ricordato come “nella carne di queste persone noi troviamo il corpo di Cristo. Cristo ferito, deriso, calunniato, umiliato, flagellato, crocifisso…”. Gesù, invece, “ci ha insegnato l’amore”: “Un amore che, nella sua Risurrezione, si è dimostrato più potente del peccato e della morte, e vuole riscattare tutti coloro che sperimentano nel proprio corpo le schiavitù dei nostri tempi”. “Gesù non è un fantasma”, ha detto il Papa commentando il Vangelo di ieri, in cui Gesù si mostra agli apostoli dopo essere risorto in corpo e anima: “Il corpo non è un ostacolo o una prigione dell’anima. Il corpo è creato da Dio e l’uomo non è completo se non è unione di corpo e anima. Gesù, che ha vinto la morte ed è risorto in corpo e anima, ci fa capire che dobbiamo avere un’idea positiva del nostro corpo. Esso può diventare occasione o strumento di peccato, ma il peccato non è provocato dal corpo, bensì dalla nostra debolezza morale. Il corpo è un dono stupendo di Dio, destinato, in unione con l’anima, ad esprimere in pienezza l’immagine e la somiglianza di Lui. Pertanto, siamo chiamati ad avere grande rispetto e cura del nostro corpo e di quello degli altri”. Di qui l’invito finale: “In un mondo dove troppe volte prevalgono la prepotenza contro i più deboli e il materialismo che soffoca lo spirito, il Vangelo di oggi ci chiama ad essere persone capaci di guardare in profondità, piene di stupore e di gioia grande per avere incontrato il Signore risorto. Ci chiama ad essere persone che sanno raccogliere e valorizzare la novità di vita che egli semina nella storia, per orientarla verso i cieli nuovi e la terra nuova”.