
Fidei donum dall’Italia al mondo. Questo il tema della tavola rotonda che ha aperto la terza giornata del Convegno nazionale missionario dei seminaristi in corso a Padova. Don Felice Tenero ha coordinato gli interventi di Luisa Conti, fidei donum laica rientrata dal Brasile, don Attilio De Battisti, fidei donum del Triveneto a Chiang Mai in Tailandia, don Stefano Moino, fidei donum rientrato dalla diocesi di Manaus in Brasile, e Riccardo Scorsone, diacono di Agrigento, in servizio a Scutari in Albania. Don Tenero ha sottolineato l’importanza di mettersi in ascolto dei missionari. La prima testimonianza è stata quella di Luisa Conti che ha raccontato l’esperienza della sua famiglia a St. Louis del Maranao, misurandosi quotidianamente con l’essenzialità della vita. Ha raccontato che “stare in mezzo alla gente ha significato lasciarci educare da loro. La pastorale della crianca ci ha portato ad aiutare le donne delle favelas in difficoltà. Ma anche loro si sono prese cura di me in questa complessa e non facile realtà”.
Don Tenero ha poi invitato ad approfondire il verbo “stare” per comprendere il senso della missione “in progress”. Don Moino ha spiegato quello che ha imparato vivendo a Manaus dal 2009 al 2016. La città si trova a quattro ore di aereo da Sao Paulo e conta due milioni di abitanti sparsi su un area di 91mila chilometri quadrati. Il suo lavoro pastorale nella periferia con un numero esiguo di parrocchie per 180mila persone, si è confrontato con un contesto in cui la violenza è diffusa, e il traffico di droga si intreccia con quello di esseri umani, sotto gli occhi della polizia corrotta. Dopo l’uccisione dell’amico don Ruggero Ruvoletto, fidei donum della diocesi di Padova nel 2009, don Moino ha scelto di restare in mezzo alla sua gente come un sacerdote e un fratello perché “un grido brasiliano ha timbrato per sempre il mio cuore”.
Un’altra esperienza viene dall’Asia, continente con un patrimonio importante di interculturalità come testimoniato da don Attilio De Battisti, uno dei cinque fidei donum del Triveneto. “L’Asia è una culla di spiritualità, lì siamo nell’anno buddista 2561, c’è una storia che ci precede. Oggi anche io mi accorgo che ho assunto un linguaggio con termini buddisti”, dice il missionario che aggiunge: “Non siamo abituati ad usare il dialogo come metodo missionario, siamo ancora abbastanza legati al proselitismo, ma non abbiamo grandi risultati… Siamo invece chiamati alla gratuità, ad esempio Lamphun conta 50 cristiani su mezzo milione di abitanti. Come fidei donum penso sia importante essere qui, le Chiese locali hanno scarso personale diocesano, è importante incarnarsi in questo territorio”.
Nel pomeriggio cinque esperienze missionarie hanno dato modo ai seminaristi di riunirsi in altrettanti gruppi di riflessione che domani elaboreranno il documento finale del Convegno patavino.