Consultori di ispirazione cristiana: don Gentili (Cei), “perché i nostri consultori divengano la locanda dell’amore ferito occorre gettare ponti tra parrocchia e consultorio”.

Prende l’avvio dalla Parabola del Buon Samaritano l’intervento di don Paolo Gentili, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale familiare della Conferenza episcopale italiana, al XVIII Convegno nazionale della Confederazione dei consultori di ispirazione cristiana in svolgimento oggi a Roma presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Don Gentili ricorda che “Gesù è cresciuto nella bottega del falegname di Nazareth e ha appreso cosa significhi il sudore della fronte di un papà e di una mamma che con sacrificio fanno crescere i propri figli”. E citando San Giovanni Paolo II – “la famiglia è la prima interna scuola di lavoro per ogni uomo” – il direttore dell’Ufficio per la pastorale familiare Cei sottolinea che “come diceva il Santo Padre ai fidanzati anche le relazioni, in particolare quelle coniugali e familiari, sono ‘un lavoro di tutti i giorni, un lavoro artigianale, un lavoro di oreficeria, perché il marito ha il compito di fare più donna la moglie e la moglie ha il compito di fare più uomo il marito'”.
Tornando al riferimento evangelico e alla domanda del dottore della legge (“Chi è il mio prossimo?”), don Gentili spiega che questi “cerca una regola che gli risolva l’inquietudine di chi vive l’amore; perché chi davvero cerca l’amore non si sente mai compiuto, non si sente mai in regola”. Per questo, “chi vive nella ricerca dell’amore e non si accontenta di rispettare esteriormente i precetti, ha uno sguardo di misericordia autentica per le situazioni cosiddette irregolari, perché si sente misericordiato anche lui”.
“Quanti fidanzati e quante famiglie vivono depredate dai briganti di questo tempo e attendono la cura amorevole di chi ha incontrato Gesù?”, si chiede don Gentili. “La questione allora è farsi prossimo esprimendo la fraternità universale dei Figli di Dio – prosegue -: si è tanto più figli quanto più si somiglia al Padre celeste. Soprattutto non bisogna aver paura di lasciarsi inquietare dalla Parola di Dio; occorre fare entrare questa lama a doppio taglio, questa lama benefica fino al cuore, senza difendersi di fronte alle domande che scaturiscono da questa lampada”.
In conclusione, raccomanda don Paolo Gentili, “perché i nostri consultori divengano la locanda dell’amore ferito occorre gettare ponti tra parrocchia e consultorio. Uno di questi ponti è il nuovo investimento formativo che stiamo facendo, mettendo tantissime forze in campo nel percorso dell’Alta Formazione per offrire ai fidanzati, ai coniugi, alle famiglie ferite, ‘vino nuovo in otri nuovi'”.

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