Terza predica

Quaresima: padre Cantalamessa, “l’umiltà è una lotta che dura tutta la vita”

“Essere umile davvero significa avere il cuore di Gesù”. “Dio ama l’umile perché l’umile è nella verità”. La superbia, invece, prima ancora che arroganza, è menzogna. E “tutto ciò che, nell’uomo, non è umiltà è menzogna”. Nella terza predica di Quaresima nella Cappella Redemptoris Mater in Vaticano, alla presenza di Papa Francesco e della Curia Romana, padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, esplora il vasto orizzonte dell’umiltà cristiana, come riferisce “Vatican News”. Il punto focale della sua riflessione è l’esortazione di San Paolo: “Non fatevi un’idea troppo alta di voi stessi”. Infatti, per padre Cantalamessa, l’uomo, abbassandosi, si avvicina alla verità. Umiltà – chiarisce padre Cantalamessa – è scoprire che, a causa del cattivo uso della nostra libertà, “siamo radicalmente superbi e che lo siamo per colpa nostra, non di Dio”: “Aver scoperto questo traguardo, o anche soltanto l’averlo intravisto come da lontano, attraverso la parola di Dio, è una grazia grande. Dà una pace nuova. Come chi, in tempo di guerra, ha scoperto che possiede sotto la sua stessa casa, senza neppure dover uscire fuori, un rifugio sicuro contro i bombardamenti, assolutamente irraggiungibile”.
Solo Gesù può dichiararsi “umile di cuore” ed esserlo veramente. In Maria – spiega padre Cantalamessa – l’umiltà è “un prodigio unico della grazia”. Lo statuto della virtù dell’umiltà – sottolinea padre Cantalamessa – è speciale: “Ce l’ha chi non crede di averla, non ce l’ha chi crede di averla”. Non si può uccidere il proprio orgoglio da soli. “Non ci dobbiamo illudere di aver raggiunto l’umiltà solo perché la parola di Dio, l’esempio di Maria ci ha condotti a scoprire il nostro nulla”: “A che punto siamo giunti in fatto di umiltà, si vede quando l’iniziativa passa da noi agli altri, cioè quando non siamo più noi a riconoscere i nostri difetti e torti, ma sono gli altri a farlo; quando non siamo solo capaci di dirci la verità, ma anche di lasciarcela dire, di buon grado, da altri. Si vede, in altre parole, nei rimproveri, nelle correzioni, nelle critiche e nelle umiliazioni”.
Quella dell’umiltà – avverte il predicatore della Casa pontificia – “è una lotta che dura tutta la vita”. “L’umiltà – conclude padre Cantalamessa – non è solo importante per il progresso personale nella via della santità ma è essenziale per la vita di comunità, per l’edificazione della Chiesa”.