“Il nuovo Parlamento italiano sospenda l’invio di armi che alimentano il conflitto in Yemen” e “solleciti una iniziativa di pace a guida Onu”: questo l’appello congiunto di Amnesty international Italia, Movimento dei Focolari, Fondazione Finanza Etica, Oxfam Italia, Rete della pace, Rete italiana per il disarmo, a tre anni dall’inizio del conflitto in Yemen. “Non possiamo più chiudere gli occhi davanti alla catastrofe umanitaria che da tre anni si sta perpetrando in Yemen anche con armi italiane – affermano -. Per questo chiediamo che la prima iniziativa del Parlamento italiano sia quella di conformarsi alle risoluzioni, votate ad ampia maggioranza nel Parlamento europeo, che chiedono di promuovere un embargo di armamenti verso l’Arabia Saudita e i suoi alleati in considerazione del coinvolgimento nelle gravi violazioni del diritto umanitario in Yemen accertate dalle autorità competenti delle Nazioni Unite”. Le organizzazioni chiedono inoltre al prossimo governo “di farsi promotore della medesima istanza in sede di Consiglio europeo e di avviare un’iniziativa multilaterale per promuovere la fine del conflitto e il processo di pace in Yemen”. “L’Italia e l’Unione europea – sottolineano – non possono continuare ad essere complici del disastro umanitario e della carneficina in corso”. Tre anni di guerra hanno portato a una situazione drammatica per la popolazione locale (oltre 22 milioni di persone in emergenza umanitaria), con più di 9mila morti, di cui 6mila civili. “La crisi umanitaria – denunciano – è senza precedenti con difficoltà di accesso al cibo e acqua, 1 milione di casi di colera ed 1 altro milione a rischio, inasprite dal blocco navale deciso dalla coalizione saudita che impedisce l’arrivo di aiuti umanitari”. “Chiediamo con forza che cessino gli attacchi ad ospedali, luoghi di cura ed abitazioni – proseguono -. In questi tre anni la guerra è stata condotta con armi fornite principalmente dall’Occidente e dai maggiori produttori di armamenti. Tra di essi anche l’Italia che ha consentito l’invio all’Arabia Saudita e ai propri alleati di bombe ed altri armamenti in quantità mai registrata prima, con un livello record di autorizzazioni per centinaia di milioni di euro”.