
“Annunciare Cristo morto e risorto; aiutare la gente a non aver paura – quante volte abbiamo fatto proprio il contrario! -; e, infine, indicare a tutti come fare per incontrarlo”. Questa è la missione della Chiesa, come sottolinea mons. Pietro Lagnese, vescovo di Ischia, nel suo messaggio di Pasqua, a partire dal racconto della Risurrezione di Gesù narrato dall’evangelista Marco. Per annunciare il Vangelo, prosegue il vescovo, “forse bisogna essere giovani; occorre la purezza dei giovani, la loro semplicità, forse anche la loro incoscienza, la capacità di credere e di lottare per un ideale, la voglia di spendersi per qualcosa che vale”. Di qui un pensiero “alla Chiesa; a Papa Francesco e al prossimo Sinodo. Ma anche a me e ai preti e a quanti sono chiamati ad annunciare il Vangelo; penso ai nostri cristiani impegnati e, più in generale, a ogni battezzato. E mi domando: riusciremo ad annunciare il Vangelo a questo mondo? Riusciremo a portarlo in particolare ai nostri giovani e a tanti di loro che, anche tra noi, già sono vecchi dentro? Riusciremo a farli ritornare giovani?”. La parola “giovane”, osserva mons. Lagnese, “però, spontaneamente, mi fa pensare anche a tutto ciò che è debole e fragile. E penso ai giovani di oggi; ma anche a quelli di ieri e di sempre: coraggiosi e pieni di paure, forti ma pure tanto deboli, dubbiosi ma determinati, instabili anche se risoluti, tenaci e allo stesso tempo arrendevoli… quasi un ‘ossimoro’!”. Il presule ammette: “Così sono io; così sei tu. Così è anche la Chiesa! E mi ricordo che il Signore il Vangelo lo ha affidato a uomini e donne fragili, deboli, incostanti, incoerenti… peccatori: come i discepoli increduli o le donne che fuggono dal sepolcro. Proprio come me e come te. Sì, più mi riconoscerò debole, più Dio manifesterà in me la potenza delle Sua risurrezione”. E, infine, l’auspicio: “Il Signore metta anche in noi il fuoco della missione e, benché deboli, ci renda, come Maria, Chiesa giovane, libera, capace di correre, Chiesa in cammino, mossa dall’Amore”.