
“La comparsa dei social-network ha offerto potenzialmente a tutti di avere, almeno in teoria, un vasto pubblico, cui indirizzare la propria momentanea opinione sulla più disparata varietà di argomenti. Apparentemente parrebbe una grande conquista di libertà e democrazia, ma a guardare a fondo si scopre ben altro”. Lo afferma l’arcivescovo di Bari-Bitonto, mons. Francesco Cacucci, nella riflessione “I social network e la convinzione di interpretare la realtà” (Ecumenica Editrice). Comparandoli con i media tradizionali, mons. Cacucci osserva che “con i social la platea è potenzialmente smisurata, e ogni post o tweet, per quanto feroce e inopportuno, è destinato a raggiungere un pubblico nei confronti del quale ci si assume la responsabilità di ciò che si scrive, pur sapendo che il post in breve tempo sarà dimenticato”. Per questo, secondo l’arcivescovo, si può concludere che “i social non sono una comunità virtuale pacifica, ma una arena gladiatoria, dove la responsabilità morale fa presto a sbiadire e dove la serietà di intenti perde importanza”. Ma “i social saranno sempre più la proiezione di una società reale”. E “se il mondo virtuale trabocca di violenza, presto anche quello reale sarà percorso da sempre nuove forme di conflittualità”, osserva Cacucci, che si sofferma anche su un’altra questione: “Distinguere il vero dal falso sul web”. La riflessione finale è dedicata all’“uso intelligente e vigile dei social”. Per l’arcivescovo, “non si tratta solo di un problema di contenuti o di capacità tecnica nell’usare lo strumento del web, ma dell’importanza di acquisire un metodo e un linguaggio adeguati, per chi intende frequentare in modo non superficiale questi media”. Anche perché “non intervenire, utilizzando gli strumenti dell’universo mediatico per fare educazione su valori e concezioni di vita, vuol dire collocarsi fuori dal mondo e recitare il ruolo consolatorio di chi loda il passato, ma non sa come tradurne il senso a beneficio del presente”. E “non apportare ai social una linfa di mature riflessioni significa consentire che prenda sempre più piede una mentalità soggettivistica e massificata che incrementa valutazioni e comportamenti errati nella vita reale”.