Società

World Happiness Report 2018: Helliwell (Università Columbia Britannica), “corrispondenza tra felicità immigrati e autoctoni”

“Il dato che colpisce di più in questo report è la generale corrispondenza tra la felicità degli immigrati e quella degli abitanti”, osserva John Helliwell dell’Università della Columbia Britannica, presentando oggi in Vaticano, alla Casina Pio IV, il World Happiness Report 2018 del quale è curatore. Il report comprende quattro capitoli dedicati alla migrazione, sia interna sia internazionale, che misurano la felicità dei migranti, quella delle famiglie lasciate nei Paesi di origine e quella degli abitanti di città e Paesi che ospitano i migranti. I primi dieci Paesi della classifica 2015-2017 sulla felicità complessiva – Finlandia, Norvegia, Danimarca, Islanda, Svizzera, Olanda, Canada, Nuova Zelanda, Svezia e Australia – si collocano anche nei primi 11 posti della classifica sulla felicità degli immigrati (misurata grazie a sondaggi realizzati tra il 2005 e il 2015). “Sebbene gli immigrati provengano da Paesi con livelli di felicità molti diversi tra loro, i giudizi che emergono dai sondaggi sulle loro vite tendono a convergere su quelli degli altri residenti dei loro nuovi Paesi”, spiega Helliwell. “Chi sceglie Paesi più felici ‘vince’, mentre chi sceglie Paesi meno felici ‘perde’”. L’avvicinamento al livello di felicità della popolazione autoctona non è, tuttavia, completo, perché si registra un effetto impronta derivante dai livelli di felicità dei Paesi in cui i migranti sono nati. In genere, i migranti si spostano verso Paesi più felici; di conseguenza, in media, aumentano la propria felicità. Tuttavia, “l’effetto impronta fa sì che gli immigrati siano leggermente meno felici del resto della popolazione dei Paesi più felici e che siano più felici delle popolazioni locali dei Paesi meno felici”. Secondo quanto misurato dalla società Gallup con il proprio Indice di accettazione dei migranti, conclude, “sia gli immigrati sia le popolazioni che li ospitano risultano più felici laddove l’immigrazione è accettata più facilmente”.