Israele: Grossman (scrittore), “non è uno Stato di apartheid, ma nei Territori Occupati c’è una preferenza verso i coloni a danno dei palestinesi”

“Israele non è uno Stato di apartheid. In Israele cittadini ebrei e cittadini israeliani palestinesi godono degli stessi diritti, non posso dire che l’attuazione di questi principi sia perfetta, ma Israele è una democrazia e chiunque ha la facoltà di criticare il Governo”. Lo dice al Sir lo scrittore israeliano David Grossman, al quale è stato assegnato nei giorni scorsi il Premio Israele per la Letteratura. “Nei Territori Occupati la situazione è molto diversa: lì la situazione è in molti modi paragonabile a una situazione di apartheid. C’è una separazione di ruoli nel sistema giuridico con una chiara preferenza verso i coloni a danno dei palestinesi – aggiunge –. Uno dei motivi fondamentali per i quali occorre fermare l’occupazione è quello di porre fine a questa realtà che potremmo definire ingiusta, quasi criminale”. Guardando sia agli israeliani sia ai palestinesi, lo scrittore spiega che “il popolo ebraico ha una storia tragica alle spalle e anche i palestinesi hanno vissuto un trauma con la sconfitta della guerra del 1948 che costrinse molti di loro a fuggire dalla Terra d’Israele. Molti furono cacciati. Questo è un trauma che fa ormai parte del loro vissuto e della memoria collettiva di quel popolo”. Il maggior ostacolo per superare quell’episodio, a suo avviso, è la paura. “Nella maggioranza dei casi le persone guidate dalla paura non riescono a superare questa condizione, vedono il pericolo ovunque, vedono trappole ovunque, credono che la loro vita sia sempre sul filo del rasoio. È estremamente difficile rimuovere tutto questo dalla coscienza collettiva di una società e infondere speranza, parlare di nuove opportunità, di dare fiducia al nemico”. “La situazione è tale che israeliani e palestinesi siano non solo vicendevolmente ostili ma anche terrorizzati gli uni dagli altri. Dopo tanti anni di ostilità tutti e due sono segnati da preoccupazione e paura e tutti e due sono vittime di esperienze traumatiche”.

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