Medio Oriente

Israele: Grossman (scrittore), “nessun processo di pace in corso, sì alla soluzione di due stati”

“Se i leader israeliani e palestinesi fossero persone intelligenti e coraggiose forse assisteremmo all’inizio di un processo di pace. Ma ora non c’è nessun processo di pace in corso; è un concetto vuoto. La situazione è congelata e assistiamo ad atti di ostilità che non accennano a finire”. Lo dice al Sir lo scrittore israeliano David Grossman, al quale è stato assegnato nei giorni scorsi il Premio Israele per la Letteratura. “Se i leader di entrambe le parti fossero in grado di correre dei rischi calcolati facendosi carico della situazione, e al contempo infondere speranza, e non solamente paura e disperazione, al proprio popolo – aggiunge lo scrittore –, allora, se le potenze che sostengono la pace saranno più forti di quelle che la vogliono distruggere, potremo iniziare a pensare a un cambiamento della situazione attuale che potrebbe condurre alla pace. Ma potrebbero volerci molti anni. È una situazione estremamente complicata”. Grossman resta sostenitore della soluzione di “due popoli, due stati”. “Qualsiasi altra soluzione è difficile da immaginare, in termini realistici. Si parla molto di un solo Stato bi-nazionale, israeliano e palestinese. È un’idea molto nobile, e il mio desiderio è che tutti i popoli possano vivere senza confini e che tutta l’umanità possa ritrovarsi unita. Ma se guardiamo questi due popoli, la loro carica di odio, è difficile credere che dopo 120 anni di odio e di violenza saranno in grado di interagire in maniera efficiente e proficua all’interno di uno stesso Stato”. A suo avviso, “una soluzione di questo genere richiede società estremamente mature dal punto di vista politico e temo che società come la nostra, come quella palestinese, plasmate nell’odio per tanti anni, siano incapaci di agire in termini politicamente maturi”. Per uscire da questa situazione di stallo “la prima cosa da fare è una separazione che dia allo Stato d’Israele tutte le garanzie possibili in termini di sicurezza per il futuro, e al popolo palestinese uno Stato sovrano”. “Vorrei che fossero separati da un confine normale, un confine come quello che esiste tra buoni vicini, con molte vie di passaggio che permettano gli scambi commerciali, culturali, di idee, di persone. Questo potrebbe essere l’inizio”.