Diritti umani

Amnesty International: Rapporto 2017, in Italia deriva sempre più veloce verso razzismo, odio e violenza

Diritti di rifugiati e migranti, diritto all’alloggio e sgomberi forzati, tortura e altri maltrattamenti, decessi in custodi. Sono questi i quattro aspetti su cui si sofferma il “Rapporto 2017-2018. La situazione dei diritti umani nel mondo” di Amnesty International riguardo all’Italia. Nella pubblicazione che l’organizzazione diffonde oggi in tutto il mondo vengono forniti alcuni dati relativi ai flussi di migranti dalla Libia all’Italia nel 2017. “Secondo le stime – si legge – oltre 2.800 rifugiati e migranti sono morti in mare nel tentativo di raggiungere l’Italia dalla Libia”. “Il numero è diminuito rispetto ai 4.500 decessi registrati nel 2016. Oltre 119.000 persone sono riuscite ad attraversare il mare e a raggiungere l’Italia, a fronte dei 181.000 arrivi del 2016”. Ma poiché “l’Italia ha collaborato con autorità e attori non statali libici per limitare la migrazione irregolare attraverso il Mediterraneo centrale” il Rapporto denuncia che “rifugiati e migranti sono stati sbarcati e sono rimasti intrappolati in Libia, dove hanno subìto violazioni dei diritti umani e abusi”. Altri dati riguardano le circa 130mila persone che a fine 2017 hanno chiesto asilo in Italia, con un ameno del 6% sul 2016. “Nel corso dell’anno – sottolinea il Rapporto – oltre il 40% ha ottenuto qualche forma di protezione in prima istanza”. Dei circa 35mila richiedenti asilo che dovevano essere trasferiti in altri Paesi Ue solo 11.464 a fine anno hanno lasciato l’Italia, mentre 698 dovevano essere trasferiti in tempi brevi. Sono stati, invece, circa 16mila i minori non accompagnati giunti in Italia via mare. Amnesty International denuncia come il tema dell’odio abbia investito anche l’Italia, soprattutto in questa fase di campagna elettorale. “Ancora nel 2014 eravamo orgogliosi di salvare le vite dei rifugiati in alto mare e consideravamo l’ospitalità e l’accoglienza ai rifugiati come un valore importante in cui la maggior parte della popolazione si riconosceva”, ha osservato Gianni Rufini, direttore generale di Amnesty International Italia. “Oggi è un’Italia intrisa di ostilità, razzismo, xenofobia, rifiuto dell’altro, paura ingiustificata verso tutto ciò che è diverso da noi: non solo migranti, ma rom, donne, poveri (daspo urbani contro i barboni)”. L’ong ha rilevato nel nostro Paese un grave degrado nel confronto politico e culturale, con una deriva sempre più veloce verso il razzismo, l’odio e la violenza. Lo testimoniano i dati della task force “Hate Speech” e le segnalazioni del “Barometro dell’odio” della campagna “Conta fino a 10” attivate in questi mesi da Amnesty International Italia. Dalle 500 attivazioni promosse dal settembre 2017 per il monitoraggio e il contrasto alla diffusione dell’odio online emerge che l’80% dei casi è relativo a migranti e rifugiati (con tematiche relative a islamofobia, xenofobia, terrorismo e sicurezza) e il 15% a rom (nomadismo, furto, finta povertà). Il “Barometro dell’odio” sta invece monitorando le dichiarazioni di oltre 1.400 candidati alle elezioni politiche e regionali del prossimo 4 marzo seguendo i loro profili Facebook e Twitter. Nei primi 10 giorni sono state raccolte 500 dichiarazioni con discorsi offensivi, discriminatori o che incoraggiano alla violenza: il 66% presenta contenuti discriminatori/razzisti mentre il 20% è offensivo o veicola stereotipi. Autori sono stati 117 candidati (l’8% del totale) e il 79% delle dichiarazioni ha come bersaglio la migrazione, il 12% veicola discriminazione religiosa, il 5% se la prende con i rom e il 4% veicola discriminazioni di genere.