Messaggio

Quaresima: mons. Staglianò (Noto), “palestra del cuore” per praticare “esercizi di cristianesimo”

“La Quaresima è ‘tempo propizio’ di conversione. È come una palestra nella quale si va per praticare degli esercizi capaci di allenare i nostri muscoli, allo scopo di fare sforzi non ordinari, recuperando snellezza, velocità. Si tratta, qui, della palestra del cuore: è quel muscolo fondamentale che rende gustosa la nostra esistenza, perché la riempie di senso, attraverso la pratica dell’amore”. Lo scrive mons. Antonio Staglianò, vescovo di Noto, nel messaggio per la Quaresima che è un accompagnamento verso la Pentecoste e anticipa il tema di quella che sarà la sua seconda Lettera pastorale: “la Verità-in-persona che è Gesù, il Maestro di Nazaret, nostro modello di umanità bella e buona, nella quale riconosciamo di poter essere salvati da ogni barbarie umana”. Per mons. Staglianò, “amore” come lo vuole Gesù, con il suo “amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi” è “amore è concreto, incarnato, operoso nella carità”.
Il vescovo di Noto ribadisce l’esigenza di praticare “esercizi di cristianesimo” per ottenere “un cuore di carne”. “Dopo tanti anni lo abbiamo capito per via di esperienza. La Quaresima – evidenzia – può passare ‘senza che accada nulla di concreto, quanto alla mia conversione’. Da settimana in settimana, da domenica in domenica, anche la partecipazione ai riti e alle preghiere non mi trasforma, come se la grazia di Dio non fosse efficace”. E aggiunge: “Se il nostro cuore è imbrigliato da risentimenti, da rancori, da invidie e gelosie, da sospetti e permalosità, da desideri di vendetta e progetti d’intrighi, dovremo, in questo cammino verso la Pentecoste, togliere fuori il nostro ‘io’ da questo imbroglio. Dovremo attraversare la ‘cruna… dell’ego’ e trasformare anche le ferite in feritoie: aprire fessure, allargare gli orizzonti, avere occhi nuovi sul dolore e le sofferenze di tanti fratelli, quelli vicini e quelli lontani. Soprattutto penso a quelli che da lontano si avvicinano, attraversando deserti e rischiando la vita sul mare per giungere da noi, sulle nostre coste, nella speranza di uno sguardo amico, di un abbraccio accogliente”.