Corso regionale

Esorcisti: fra Benigno, “chi esercita il ministero senza mandato del vescovo pecca di disobbedienza alla Chiesa”

“Chi esercita il ministero dell’esorcismo, quello previsto dalla Chiesa, quello liturgico, ma lo fa senza il mandato del vescovo, senza quella peculiare ed espressa licenza di cui parla il Codice di Diritto Canonico, pecca di disobbedienza alla Chiesa. Rischia davvero tanto perché non ha le spalle coperte, non ha la Chiesa che gli sta accanto e il diavolo può più facilmente fargli del male”. È fra Benigno Di Gesù, direttore del Centro regionale “Giovanni Paolo II” che per la Conferenza episcopale siciliana si occupa della formazione degli esorcisti, a sottolineare al Sir il pericolo grande che corre chi opera in quello che definisce “stato di disobbedienza”. “È un pericolo grande, che non consiglierei a nessuno – dice il frate rinnovato che opera in diocesi di Palermo – perché fare un esorcismo liturgico significa trovarsi a combattere in prima linea contro uno molto più forte di noi. Non è da incoscienti? È come andare in guerra, in trincea, e andarci senza quelle armi di cui avresti bisogno per combattere. Perché – ribadisce fra Benigno – il mandato del vescovo è un’arma di difesa”. Nel giorno in cui inizia 14° incontro di formazione che per tre giorni coinvolgerà in Sicilia quasi cinquanta sacerdoti, il frate che svolge questo ministero da quasi vent’anni continua: “Non è l’esorcista, di suo, che prega e che libera: lui prega a nome della Chiesa ed è la Chiesa che, attraverso l’esorcista, prega in virtù di quel mandato ricevuto da Gesù di scacciare i demoni. È lui che, nel Vangelo, dice che certi demoni si possono scacciare solo con la preghiera e il digiuno. Se dietro l’esorcista c’è una Chiesa orante e penitente, più facilmente avviene la liberazione: può bastare un solo incontro e non, come spesso avviene, un lavoro lungo anche anni”. Fra Benigno invita i fedeli a prendere a cuore chi è vittima di tale dolore. “Sono i più poveri tra i poveri – dice – e come tali hanno bisogno della nostra vicinanza, innanzitutto attraverso la preghiera, il sostare dinanzi all’Eucaristia, il digiunare, il praticare la carità fraterna. Mai – aggiunge – dovrebbe mancare la preghiera per loro e per chi per loro combatte durante le celebrazioni domenicali”.