
“Avvenire” dedica il suo titolo principale ai nuovi lampi di guerra che si sono manifestati in Siria, con l’ingresso delle truppe di Assad nell’enclave curda di Afrin e la risposta militare turca. Il fondo è affidato all’esperto di Medio Oriente dell’Università Cattolica Riccardo Redaelli: “Tutti avevano avvisato che la miopia nel gestire il dopo Daesh e l’incapacità di riavviare un tavolo negoziale credibile sulla Siria, dopo la evidente vittoria militare del regime di Damasco, avrebbero scoperchiato un nuovo – e ancor più pericoloso – vaso di Pandora. Ora che il vaso si sta aprendo, rimaniamo a guardare annichiliti dai rischi di escalation e dalla difficoltà a comprendere i complicati contorsionismi di alleanze e contro alleanze che si stanno dipanando sul martoriato territorio siriano. Per quanto impervia e scivolosa, la ripresa di una forte azione diplomatica internazionale è l’unica alternativa al rischio di una nuova esplosione incontrollata di violenza, dalle conseguenze imprevedibili e preoccupanti. Con la consapevolezza politica che vi è chi soffia sul fuoco e spinge all’estremismo, e con quella umanitaria che chi paga il prezzo maggiore – ogni giorno e in modo atroce – non sono i politici e i generali, ma la popolazione siriana, di ogni fede e etnia, uccisa da bombardamenti e scacciata dalle proprie case. Chi mai renderà conto dei morti, delle donne che piangono figli e mariti uccisi, delle famiglie sospinte verso l’esilio e i campi profughi, dell’odio seminato a piene mani fra comunità che condividono da sempre quel territorio?”. La fotocronaca è per il caso Embraco, l’azienda che vuole licenziare 500 lavoratori del suo stabilimento nel Torinese. A centro pagina, i temi della convulsa campagna elettorale, in cui sono confluiti l’allarme dei servizi segreti sul pericolo di inquinamento del voto, lo scandalo campano dei rifiuti e il proscioglimento da un’inchiesta della sindaca di Roma Virginia Raggi. Tra i “temi di Avvenire”, due commenti di Marina Corradi e Rosanna Virgili sul dialogo del Papa con un gruppo di ragazzi romeni. La prima si sofferma sul problema del male e del dolore innocente, mentre la seconda si concentra sulla figura di Giuda, di cui Francesco ha detto: non è detto che non sia in Paradiso.