Discorso alla città

Sant’Ambrogio: mons. Delpini (Milano), “l’emozione non è un male, ma non è una ragione”

Mons. Mario Delpini. Sotto, il Presidente Mattarella

(Milano) La Lettera di Giacomo “interpreta le dinamiche conflittuali della comunità come l’emergere di passioni che rendono stolti: la possibilità della pace è” invece “offerta da una sapienza che viene dall’alto, da un’intelligenza benevola, da un pensiero che si ispiri alla vicinanza di Dio. C’è dunque anche la possibilità di pensare, siamo autorizzati a pensare”. Così si esprime mons. Mario Delpini, arcivescovo di Milano, nel tradizionale Discorso alla città e alla diocesi, pronunciato alla vigilia della festa patronale di Sant’Ambrogio. Nella basilica dedicata al santo, durante i vespri delle ore 18, di fronte ai fedeli e alle autorità, Delpini svolge un’ampia riflessione intitolata “Autorizzati a pensare. Visione e ragione per il bene comune”, a partire proprio dalla lettera di san Giacomo (Gc 3,13-4,8). Una lettura spirituale, culturale, e sociale, quella del vescovo, che affronta inoltre alcune delle dinamiche politiche attuali, a partire dalla città, fino agli scenari italiano ed europeo. “Sono diffusi in ogni tempo e in ogni luogo – afferma – atteggiamenti emotivi, reazioni istintive, passioni cieche, come attesta l’antico scritto di san Giacomo. Non stupisce quindi che emotività e passionalità siano presenti anche oggi, anche qui, anche nella città. L’emozione non è un male, ma non è una ragione. Forse in questo momento l’intensità delle emozioni è particolarmente determinante nei comportamenti. Ciascuno si ritiene criterio del bene e del male, del diritto e del torto: quello che io sento è indiscutibile, quello che io voglio è insindacabile”.