Convegno Quirinale

150° Azione cattolica: Trionfini (Univ. Parma), dal tentativo di “guida cattolica” del Paese alla “formazione religiosa, morale, culturale”

“L’Azione cattolica di Luigi Gedda dal centrismo al centro-sinistra (1952-1959)” è il tema affrontato da Paolo Trionfini (Università di Parma) al convegno odierno “L’Azione cattolica italiana nella storia del Paese e della Chiesa (1868-2018)”, promosso oggi e domani dall’Isacem-Istituto per la storia dell’Azione cattolica e del movimento cattolico in Italia “Paolo VI”. Punto di partenza, spiega Trionfini, “l’avvicendamento ai vertici dell’associazione tra Vittorino Veronese e Luigi Gedda”. Tuttavia, secondo il relatore “non regge l’immagine di un’Azione cattolica compattamente protesa a sostenere il partito di ispirazione cristiana, nel tentativo per di più di condizionarne gli orientamenti in senso conservatore” . L’”esperimento” della “guida cattolica” del paese rappresentava comunque “un orizzonte culturale all’interno del quale continuava a essere proiettata la peculiare ‘vocazione’ associativa, le cui non univoche declinazioni erano spinte, negli intrecci affatto lineari del rapporto tra Chiesa e politica, anche a esiti divaricati”. Un cambiamento arrivò durante il pontificato di Giovanni XXIII con la nuova presidenza generale, affidata ad Agostino Maltarello, il quale “cercò fin da subito di recuperare un clima di condivisione degli indirizzi associativi a livello centrale” mentre Vittorio Bachelet, allora vicepresidente con la specifica delega ai rapporti politici, provò a delineare alcune linee di prospettiva per l’associazione, che doveva tendere primariamente alla “formazione religiosa e morale, alla preparazione catechistica e culturale”. Per don Costa, “non deve essere, l’atteggiamento dell’Ac, fatto di pressioni e di ingerenze ma deve consistere nella conversazione e nella collaborazione. È un’opera di chiarimento di idee, di educazione morale che va fatta, anche nei riguardi del partito, con equilibrio e serenità”. In questo nuovo clima “si insinuò la strategia di Aldo Moro per dissodare più incisivamente un terreno dove il combinato di pregiudizi ideologici e remore pastorali aveva trovato un forte attecchimento”.