Nuovo anno accademico

Università Lumsa: Bonini (rettore), “non indulgere ad una logica di mercato ma valorizzare la dimensione artigianale e quella di comunità”

“Fare bene università nell’età globalizzata significa essere consapevoli, ma non indulgere, ad una logica ‘di mercato’: in questo senso è preoccupante il moltiplicarsi anche in Italia di soggetti a vario titolo profit. Fare bene università significa valorizzare la dimensione artigianale, come direbbe Papa Francesco, e la dimensione dell’università come comunità”. Lo ha affermato Francesco Bonini, rettore dell’Università Lumsa, durante la cerimonia di inaugurazione del nuovo anno accademico 2018-2019 nell’Ateneo romano. Nella sua relazione, Bonini ha fatto accenno ad una università comunitaria e artigianale, che maneggia la materia prima più importante e più cara al mondo, le persone, le idee, le intelligenze”. Un’università che dev’essere “al servizio del bene comune, che è il bene di tutti e di ciascuno nel concreto. Anche nell’età individualista, mercatista in cui operiamo, che non ci piace e che è nostra responsabilità cambiare o comunque umanizzare, sulla scorta di un pungolo instancabile, che ci viene da vicino e che ci porta certamente lontano, in quella dimensione globale vera dell’educazione, della cultura e dunque dell’università nel senso autentico, di cui siamo tutti al servizio”. Dal rettore poi una considerazione: “Bisogna dirlo sommessamente, ma in questo momento, fortunatamente, l’ottovolante della riforma continua applicata al mondo dell’università sembra fermo”. “Auguriamoci – ha proseguito – che la rincorsa provinciale e in fin dei conti miope di riforme fatte ad imitazione malintesa di altri ordinamenti, lo stress di un cambiamento continuo che di fatto risulta fine a se stesso, con la moltiplicazione di enti sine necessitate, lasci il posto finalmente ad un buon governo del sistema universitario fatto di interventi puntali, di un riaggiustamento dei finanziamenti, di una serena attuazione del principio costituzionale dell’autonomia, dall’abbandono di lacci e lacciuoli imposti ad un sistema che ha bisogno di regole chiare e dunque non aggirabili, di risorse adeguate (in particolare per colmare il gap di cui sono state vittima in questi anni le università non statali), di libertà responsabile”.