04 Dicembre 2018
“Si delinea il pericolo di rendere il Reddito di cittadinanza un ibrido: una politica contro la povertà per quanto riguarda i beneficiari (tutti i poveri assoluti), ma un politica contro la disoccupazione rispetto agli interventi messi in campo”. La povertà, però, è una realtà molto più complessa della mancanza di lavoro e “una simile scelta priverebbe i poveri di quell’insieme di risposte di cui l’inclusione lavorativa, seppur cruciale, è solo una parte”. Lo afferma il documento “Non perdiamo questa occasione. I dubbi dell’Alleanza contro la povertà in Italia sul Reddito di cittadinanza”, presentato questa mattina a Roma. L’occasione “storica” da non perdere è “l’annunciata introduzione di una misura destinata all’intera popolazione in povertà assoluta”, cioè il Reddito di cittadinanza (Rdc), con uno stanziamento adeguato all’impresa. Ma attenzione, avverte l’Alleanza, “se il Rdc fosse costruito in modo sbagliato se ne pagherebbero le conseguenze per generazioni”, con la conseguenza ulteriore di “delegittimare la lotta alla povertà”. Inoltre, far partire da aprile il Rdc “disegnato in totale discontinuità rispetto al Rei (Reddito d’inclusione) adesso vigente”, a livello locale “porterebbe al caos: non solo si azzererebbe il lavoro faticosamente svolto finora – con la sperimentazione del Sia prima e con l’introduzione del Rei dopo – ma si assegnerebbero ai Centri per l’impiego compiti di cui oggi non sono in grado di farsi carico”. “A livello locale – sottolinea il documento – gli unici attori a detenere le competenze necessarie per affrontare la multidimensionalità della povertà sono i servizi sociali comunali”. E’ ad essi che va assegnata “la regia della misura” nella valorizzazione di tutti i soggetti che sul territorio possono fornire “ le molteplici risposte di cui i poveri hanno necessità”.