
L’altro è “dono, presenza, un messaggio divino e non un intruso da cui guardarsi”. Lo ricorda don Bruno Bignami, direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della Cei, per il quale “guardiamo al tema migratorio sotto un falso piano: noi sul piedistallo a decidere se accogliere o meno”. Secondo don Bignami, invece, “le relazioni sono sempre occasione di reciprocità: siamo ospitali e insieme anche ospitati”. “I cuori chiusi – spiega in un’intervista pubblicata sul sito della Campagna Cei ‘Liberi di partire, liberi di restare’ – si fermano alla prima parte, a quello che costa l’ospitalità in termini di occupazione di suolo. Non camminano verso l’altra sponda del fiume, dove è possibile sentirsi ospitato”. Da qui, sottolinea, “nascono molte incomprensioni, a causa delle terribili ideologie che chiudono l’animo alla presenza del fratello”.
“Ogni partenza è un vivere ‘tra’, ‘in mezzo’, tra un luogo di provenienza e una promessa carica di speranza e abitare questa condizione non è facile per nessuno. Vuol dire dipendere dagli altri e quindi mostrarsi vulnerabili”, osserva don Bignami per il quale l’Avvento diventa l’occasione per “vedere l’altro come dono”. L’Avvento, rileva, “è un invito a lasciare una sedia vuota alla mensa di casa, nei cerchi di gruppo, nelle liturgie e nei luoghi in cui viviamo; è in primo luogo attesa di una presenza”. “Un Avvento che si rispetti – conclude – gusta il sapore della condivisione e della comunità. Non è tanto un carpe diem, attimo fuggente, ma una persona”.