Lettera pastorale

Diocesi: mons. Semeraro (Albano), “l’adempimento dei propri compiti può essere luogo e causa di santificazione”

“L’essere impegnati nell’adempimento di propri compiti e anche nello svolgimento di mansioni materiali, piuttosto che essere motivo di dissipazione può essere luogo e causa di santificazione. Vita contemplativa e vita attiva, pertanto, non sono da contrapporsi, ma piuttosto da comporsi”. Lo scrive mons. Marcello Semeraro, vescovo di Albano, nella lettera “Uomini di un discernimento incarnato” indirizzata al presbiterio diocesano. “Anche noi abbiamo bisogno di recuperare noi stessi nell’incontro con Dio”, osserva il vescovo, rilevando che “immersi come siamo nelle mille occupazioni, spesso ne traiamo delle scusanti per non dedicarci alla contemplazione, alla meditazione, alla preghiera. Accade pure di averne bisogno, perché assaliti dal demone dell’accidia, dalla pigrizia, dalla svogliatezza. Vale, dunque, anche per noi il richiamo di Gesù: ti affanni e ti agiti per molte cose!”. Richiamando poi la frase di Gesù “il nostro agire sia sempre coerente con il nostro parlare!”, mons. Semeraro mette in guardia: “È davvero un dramma quando chi predica il Vangelo non lo ascolta egli stesso e non lo vive: non lo vive perché è come un recipiente già colmo e non riesce ad accogliere nient’altro. È pieno. Pieno di sé!”. “Se anche noi facciamo così – ammonisce – diventiamo dei sacerdoti ‘truccati’: le nostre ‘belle parole’ – intendo – diventano il ‘belletto’ usato per nascondere le ‘rughe’… È quella ‘filosofia del trucco’ di cui frequentemente parla Papa Francesco”. Da qui l’invito: “Guardiamo a un discernimento che entri nella nostra vita di sacerdoti e ne includa tutti gli aspetti, tutte le dimensioni: interiore ed esteriore; personale e comunitaria; che riguardi il nostro ministero pastorale e la nostra realtà di presbiterio diocesano”.