
Dopo l’approvazione del decreto sicurezza e immigrazione, che sta avendo tra le conseguenze l’espulsione dai centri di accoglienza di chi aveva il permesso per motivi umanitari in scadenza, “c’è tanta confusione in tutta Italia, i prefetti non sanno cosa fare. È un grande problema. Sono stato al ministero dell’Interno a fare presente la situazione, hanno detto che ci saranno alcune risposte ai casi più vulnerabili. Ma il rischio c’è e bisogna fare pressione per trovare delle soluzioni”: lo ha detto Felipe Camargo, rappresentante dell’Ufficio Regionale per il Sud Europa dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), rispondendo alle domande dei giornalisti durante la conferenza stampa, a Roma, di presentazione dei tre anni di attività del progetto “Refugees welcome”. “Abbiamo contatti con tante organizzazioni sociali, tra cui la Caritas, per vedere di fare qualcosa di più ampio in termini numerici – ha proseguito -. Ma non vogliamo togliere allo Stato le sue responsabilità, che derivano dall’aver firmato le convenzioni internazionali”. Camargo ha poi accennato ai due Patti globali sulle migrazioni siglati la settimana scorsa a Marrakech da molti Paesi ma non dall’Italia e ricordato l’importanza di una società aperta all’inclusione e ad una accoglienza di base diffusa, come l’esperienza dei rifugiati in famiglia. Roberto Guaglianone, della cooperativa “Farsi prossimo” promossa dalla Caritas ambrosiana, ha poi evidenziato la necessità di “una richiesta forte agli Stati perché mettano in atto politiche per la promozione dei diritti”, anche per “dare risposte ad una problema abitativo nei territori che non riguarda solo le persone migranti”. Esperienze come “Refugees welcome” o “Protetto. Rifugiato a casa mia” promosso da Caritas italiana sono importanti anche “per venire incontro alla crescente esclusione sociale provocata da normative recenti”.