“Dalla dismissione dello stabilimento e dalla completa chiusura di fronte alle ragioni di un’intera città, siamo passati alla ricerca di un pretesto per licenziare chi con fatica e impegno ha portato avanti la lotta affinché l’azienda rimanesse e investisse in un territorio già martoriato dal dramma umanitario dell’inquinamento ambientale. E forse per questo più fastidioso e pericoloso”. Lo dichiara in una nota il vescovo di Acerra, mons. Antonio Di Donna, a proposito del “licenziamento dell’operaio e sindacalista Michele Gaglione”, denunciato dal presule. Esprimendo solidarietà all’operario, il vescovo ribadisce “l’amara impressione che a questa azienda Acerra non piaccia” e sollecita le istituzioni, “in particolare quelle locali”, a “un impegno più convinto e credibile che offra possibilità concrete di riscatto al territorio”. L’azienda La Doria, che si occupa della produzione di sughi pronti, dopo tanti anni di attività ad Acerra, ha deciso nei mesi scorsi di cessare la produzione nel sito, per spostarla in città dove possiede altri insediamenti produttivi, “disinteressandosi del disagio dei lavoratori, e mostrando insensibilità nei confronti dell’economia e del sano sviluppo di un’intera comunità”, si legge in una nota della diocesi. E, per il vescovo, “chiudere ad Acerra un’azienda come La Doria significa dare un colpo quasi mortale alla naturale vocazione agricola del territorio, esponendolo al rischio di diventare sempre più «terreno di conquista di siti inquinanti”.