Chiese dismesse: Santa Sede, formazione preti e inventario. Nuovi usi con finalità culturali, sociali, caritative

“La cura del patrimonio culturale religioso è responsabilità principalmente di tutta la comunità e in particolare di quella ecclesiale” ma la sua conservazione deve essere realizzata in collaborazione con gli specialisti del settore, tutti gli interessati e le autorità dello Stato preposte. A questo fine occorre prevedere per i futuri preti e i vescovi di recente nomina una formazione specifica sui beni culturali che oltretutto li metterebbe in grado di interloquire con tecnici e funzionari statali. Queste le prime raccomandazioni contenute nel documento “La dismissione e il riuso ecclesiale di chiese. Linee guida” pubblicato oggi sul sito del Pontificio Consiglio della cultura, Dicastero vaticano competente per la questione. Ogni ente ecclesiastico, si legge nelle Linee guida, dovrebbe redigere un inventario dei beni mobili e immobili; ogni decisione “deve essere inserita in una visione territoriale complessiva” delle dinamiche sociali, delle strategie pastorali e delle emergenze conservative. Per dare al bene una finalità più ampia è essenziale che la comunità ecclesiale (che comprende tutto il popolo di Dio, dal vescovo al semplice fedele) si confronti con la comunità civile presente sul territorio. Il processo di ricerca di uso futuro di una chiesa dismessa deve inoltre coinvolgere specialisti del patrimonio, architetti, operatori sociali e i fedeli. Importante, in caso di alienazione di edifici sacri, prevedere negli atti delle clausole a loro tutela. Il documento della Santa Sede invita inoltre ad assicurare all’edificio dismesso un uso compatibile con l’intenzione originaria della sua costruzione. Da escludersi riutilizzi commerciali a scopo speculativo. Preferibili adattamenti con finalità culturali – musei, aule per conferenze, librerie, biblioteche, archivi, laboratori artistici – o sociali e caritativi quali spazi di incontro, centri Caritas, ambulatori, mense per i poveri. Per quanto riguarda il patrimonio mobile proveniente dalle chiese dismesse (arredi, suppellettili, immagini, paramenti) – fatto salvo quello vincolato dalla legge dello Stato – le Linee guida esortano a ricercare una sua continuità d’uso e di vita presso chiese limitrofe che ne sono sprovviste, o presso Chiese povere.

 

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