Educazione: mons. Sigismondi agli educatori Acr, “coinvolgersi senza lasciarsi travolgere”

Si è aperto questo pomeriggio alla Domus Pacis di Roma il Convegno nazionale educatori dell’Azione cattolica dei ragazzi. “Chiamati a scoprire il sapore. La cura educativa come vocazione” è il titolo dell’appuntamento, che ha portato a Roma 700 persone da tutta Italia per confrontarsi sull’importanza del servizio educativo nel gruppo, nell’Associazione e nella Chiesa. Nella riflessione di apertura, mons. Gualtiero Sigismondi, assistente generale dell’Azione cattolica italiana e vescovo di Foligno, ha tracciato il profilo dell’educatore a partire dalla figura di Giovanni Battista, che “ha lo sguardo incantato e orientato verso il Cristo, in cui coglie la pienezza del tempo”. Il codice genetico dell’educatore è stato presentato da mons. Sigismondi attraverso alcune immagini: “È un compagno di strada, che non rimanda a se stesso ma indica la via e condivide la meta. Non è una chioccia, non porta sé, ma indica. È anche un allenatore, consapevole che la disciplina irrobustisce il carattere, addestrando la libertà a cercare la luce della verità e a dare voce alla carità. L’educatore è un medico – ha aggiunto l’assistente generale di Ac – che sa coinvolgersi senza lasciarsi travolgere. È un padre non possessivo: non lega a sé i figli, ma segue le loro prove di volo, godendo nel vederli crescere. È una sentinella che accoglie i tempi di ognuno con discrezione”. E ha concluso: “Ogni relazione educativa esige pazienza, gradualità, tempi lunghi, autorevolezza, testimonianza. La misura più alta della carità è il tempo che tu dai agli altri”.

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