“Il problema più grande dei detenuti è fuori dal carcere”. Lo ha ribadito don Raffaele Grimaldi, ispettore generale dei cappellani penitenziari, per il quale di fronte a “tanta indifferenza” è necessario “far crescere la cultura dell’accoglienza all’esterno”. Nelle carceri “ci sono tante povertà, tanti immigrati, tanti stranieri che non hanno possibilità di difendersi e scontano pene per reati che non hanno commesso”, ha ricordato don Grimaldi sottolineando la necessità ad esempio di “dare lavoro ai detenuti quando escono”. “Nessuno di noi è chiamato a condannare l’altro, e come credenti siamo chiamati ad essere il cuore di Dio che si incrocia con il detenuto, che ha bisogno di misericordia, di aiuto, di speranza”, ha affermato l’ispettore generale dei cappellani penitenziari, intervenendo alla conferenza stampa di presentazione de “L’Altra Cucina… per un Pranzo d’Amore”, l’iniziativa promossa in occasione delle festività natalizie da Prison Fellowship Italia onlus, Rinnovamento nello Spirito Santo e Fondazione Alleanza del RnS per offrire a 2000 detenute e detenuti di tredici carceri italiane pasti gourmet, preparati da chef ‘stellati’ e serviti da numerosi testimonial del mondo dello spettacolo, della musica, della stampa e dello sport.
“Spesso si entra nel carcere solo per curare la propria immagine: i poveri rischiano di farci diventare famosi, mentre invece occorre coltivare un cuore che accoglie”, ha osservato don Grimaldi. “Il carcere – ha assicurato – guarisce noi che entriamo”.