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Papa Francesco: a Telepace, “pettegolezzo” è “malcostume” che semina “invidia, gelosia e brama di potere”

(Foto Vatican Media/SIR)

“Essere narratori che non cadono nel pettegolezzo”. Si è concluso con questo invito il discorso rivolto dal Papa ai collaboratori e amici di Telepace, ricevuti oggi in udienza nella Sala Clementina in occasione del 40° anniversario dell’emittente. “La comunicazione non è solo trasmissione di notizie: è disponibilità, arricchimento reciproco, relazione”, ha fatto notare Francesco, secondo il quale “purtroppo, continua ad essere molto diffusa una forma di comunicazione che non ha nulla a che vedere con l’attenzione all’altro e con la comprensione reciproca: è pettegolezzo”. “È un malcostume che ogni giorno insidia la comunità umana, seminando invidia, gelosia e bramosia di potere”, il grido d’allarme del Papa: “Si può, perfino, uccidere una persona con quest’arma, sia impugnandola, ovvero costruendo pettegolezzo, sia passandola di mano, quando si presta ascolto prolungando la vita alla menzogna e alla delazione”. Di qui la necessità di “comunicare responsabilmente, pensando anche a quanto male si può fare con la lingua, con il chiacchiericcio, con il pettegolezzo”. Francesco ha concluso rinnovando l’invito a “promuovere un giornalismo di pace, un giornalismo fatto da persone per le persone, e che si comprende come servizio a tutte le persone, specialmente a quelle – sono al mondo la maggioranza – che non hanno voce, un giornalismo impegnato a indicare soluzioni alternative alle escalation del clamore e della violenza verbale”. “Il Signore vi aiuti a non tradire mai l’obiettivo che portate impresso nel nome: Tele-pace”, la consegna finale: “Ad essere sempre televisione della pace, che è dono di Dio ed è conquista umile e costante dell’umanità. Il vostro logo è la colomba che porta nel becco un ramoscello d’ulivo. Vi auguro di essere, ogni giorno, colombe di pace e di volare nell’etere con le due ali della preghiera e della carità”.