
“Il nostro incontro odierno è un segno concreto dell’abbraccio fraterno nella carità cristiana tra le due antiche e apostoliche Chiese di Roma e di Seleucia-Ctesifonte, nelle persone dei loro rispettivi capi-pastori e compagni di lavoro per il Vangelo di Cristo Gesù, che è la nostra speranza e la nostra salvezza”. Sono le prime parole rivolte a Papa Francesco, “fratello amato e venerato”, dal Catholicos Patriarca della Chiesa Assira d’Oriente, Mar Gewargis III, durante la preghiera ecumenica di oggi in Vaticano, che ha concluso l’udienza con Papa Francesco. Il Patriarca, confermando “la nostra comune dedizione e il nostro comune impegno a favore della libertà religiosa in tutto il mondo come uno dei diritti umani più essenziali, che sostiene incessantemente la dignità della persona umana”, ha espresso “preoccupazione per i nostri fratelli e sorelle cristiani nella regione del Medio Oriente, che continuano a subire varie forme di persecuzione per amore di nostro Signore Gesù Cristo in quella stessa parte del mondo dove nacque il cristianesimo e fu proclamato per la prima volta il messaggio evangelico”.
“Dichiariamo solennemente che il nostro comune dialogo e pellegrinaggio come fratelli in Cristo nostro Signore, il quale desidera l’unità di tutti i suoi fedeli nell’amore e nella gioia dello Spirito Santo, ci spinge come pastori a ricordare davanti alla comunità mondiale le sofferenze di cui i cristiani del Medio Oriente continuano a fare esperienza”, ha proseguito il Catholicos, sottolineando che “i molti decenni di guerra, di violenza, di ostilità religiose e di settarismo hanno avuto effetti incommensurabili e, purtroppo, irreversibili sulle nostre antiche comunità cristiane d’Oriente. Ciò che abbiamo visto in Iraq e in Siria negli ultimi 15 anni è una testimonianza vivente di questa dolorosa situazione di partenza coatta e di forzata migrazione (sia interna che esterna) di milioni di cristiani dalla regione del Medio Oriente”. Inoltre, “la recrudescenza del fondamentalismo religioso e del settarismo ha lasciato la sua cicatrice su almeno due generazioni di bambini e di giovani, che non conoscono più cosa sia la pace e la giustizia”, il grido d’allarme del Patriarca: “Essi sono cresciuti credendo che la guerra e la violenza religiosa siano non soltanto parte integrante della vita quotidiana, ma anche un principio dettato dalla religione”. Oltre a ciò, “molti altri, – donne, uomini e anziani – hanno subito violenze psicologiche e fisiche, ognuno a proprio modo”.
“La bontà dello spirito, il profondo senso di ospitalità e la profonda religiosità dei popoli del Medio Oriente sono stati sostituiti da molta sofferenza, da una non-carità verso il prossimo, da una grande intolleranza religiosa e dall’esclusivismo”, ha denunciato il Catholicos a proposito dei danni profondi della guerra. Poi, citando la Dichiarazione comune sulla situazione dei cristiani in Medio Oriente, che lui e il Papa hanno sottoscritto al termine dell’incontro, Mar Gewargis III ha assicurato l’impegno comune di “dare voce a coloro che non hanno voce”, rimanendo “insieme, fianco a fianco, ai nostri fratelli perseguitati” e alle “comunità cristiane fedeli e da molto tempo sofferenti, che, sin dalla loro fondazione da parte dei santi apostoli del nostro Signore nel primo secolo cristiano, sono esistite e continuano ad esistere, al centro di un vero e proprio rischio di estinzione”. “Il Medio Oriente senza i cristiani non sarebbe più il Medio Oriente”, l’altra citazione della Dichiarazione comune. Infine, il ringraziamento al Papa “a nome dei cristiani dell’Iraq, per tutti gli sforzi che la Santa Sede compie nel sensibilizzare la comunità internazionale in merito alle continue ferite e sofferenze di questi antichi cristiani dell’Assiria e di altre comunità cristiane sorelle, in Iraq, in Siria e in altre parti del Medio Oriente”. “Continuiamo a pregare e a sperare che la pace, la giustizia e l’armonia tra tutti i popoli e le religioni del Medio Oriente diventino una realtà effettiva sperimentata dalle nostre comunità cristiane nella loro vita e nella vita dei loro figli e delle generazioni future”, ha concluso il Patriarca.