
“Non possiamo essere solo spettatori, di fronte al costante indebolimento e, speriamo di no, alla rovina totale della democrazia. Sono molti i segnali di arbitrarietà e abuso di potere. Dobbiamo esigere che in Bolivia venga rispettata la Costituzione politica dello Stato, per godere i vantaggi che derivano dal vivere in uno Stato di diritto”. Lo ha detto ieri, aprendo a Cochabamba l’assemblea plenaria della Conferenza episcopale boliviana (Ceb), il presidente, mons. Ricardo Centellas, vescovo di Potosí. “Ma – si è chiesto il presule – come possiamo reclamare i nostri diritti se non esiste un’indipendenza dei poteri? Com’è possibile sognare una giustizia imparziale e onesta, quando strutturalmente è organizzata per essere manipolata e controllata? Come ottenere che i nostri beni siano distribuiti con equità per le autentiche necessità della gente? È incomprensibile che in un Paese povero si sprechino milioni di pubblicità e in propaganda”.
Mons. Centellas ha continuato mettendo in evidenza alcune contraddizioni di tale propaganda: “Dire che stiamo bene, quando invece la maggior parte dei boliviani sperimenta la povertà, affermare che siamo un modello economico e non avere industrie che generino un lavoro degno; essere un Paese plurinazionale, ma con un accumulo e una centralizzazione di potere”. Per il presidente dei vescovi, viceversa, lo sviluppo della Bolivia “non dipende da una sola persona, ma dal contributo di tutti”.