Convegno

Terzo settore: p. Di Marcantonio (Cnec), “ripensare modi di essere e di operare sulla base della nuova legislazione, un’opportunità che dobbiamo cogliere”

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

“Tutto il mondo del Terzo settore, compresi le opere e i servizi degli enti ecclesiasti, è chiamato a ripensare modi di essere e di operare sulla base della nuova legislazione e di una realtà sociale ed economica in profonda trasformazione. È una grande opportunità che dobbiamo cogliere”. Lo ha affermato con convinzione questa mattina padre Antonio Di Marcantonio, presidente del Centro nazionale economi di comunità (Cnec), intervenendo al convegno “Riforma del Terzo settore. Opportunità e sfide per gli enti ecclesiastici” ospitato all’Università Lumsa di Roma. Parlando della riforma del Terzo settore, p. Di Marcantonio ha ricordato come fosse “attesa” e l’ha definita “una tappa fondamentale” perché “il Terzo settore viene messo in primo piano” perseguendo anche il “tentativo di superare la frammentarietà che c’è nel Terzo settore”. Soffermandosi sulle “opportunità per i beni ecclesiastici” date dalla riforma, il presidente Cnec ha indicato la necessità di “nuovi strumenti e nuove forme di gestione”. “La riforma può far emergere la funzione sociale delle nostre attività”, ha evidenziato, aggiungendo che la “maggiore criticità è rappresentata dall’art. 4 comma 3 del decreto 117” riguardante il codice del Terzo settore. Per Di Marcantonio bisogna “evitare che attraverso le norme che disciplinano le attività possa inserirsi l’obbligo per l’ente ecclesiastico di modificare la propria struttura e i propri fini”. Una “limitazione” è invece quella dell’“obbligo di costituire un patrimonio destinato”, che per gli enti ecclesiastici rappresenta una “posizione più pesante rispetto ad altri enti che svolgono la stessa attività”. “Le nostre opere – ha concluso – oltre che essere testimonianza di carità e solidarietà hanno anche un grande compito potenziale di progresso sociale e di una spinta al cambiamento in forza dei valori di cui sono portatori: pensiamo alla gratuità, che non vuol dire ‘gratis’ ma ‘dono di sé’”.
Dopo aver analizzato alcuni punti problematici del testo della riforma del Terzo settore che riguardano gli enti ecclesiastici, Paolo Cavana, docente di Diritto canonico ed ecclesiastico alla Lumsa, ha notato che “questa riforma per gli enti ecclesiastici che vi accederanno implicherà la possibilità di svolgere determinate attività in regime premiale ma anche l’assunzione di oneri consistenti sul piano contabile e quindi il dovere di rendere conto della loro gestione. Quindi l’autorità ecclesiastica dovrà probabilmente fare maggiore attenzione nello svolgimento dei controlli alle attività di quegli enti che accederanno alla normativa”.
Stefano Tabò, presidente di CSVnet, ha presentato la realtà dei Centri di servizio per il volontariato, le novità introdotte dalle recenti normative e l’aumentata diffusione territoriale e di servizi registrata in questi anni. Concludendo il suo intervento ha augurato “un futuro ricco di buono e sano volontariato”.