
In Italia sono circa 3.000 i ragazzi neomaggiorenni che ogni anno, dopo un percorso di accoglienza fuori famiglia, allo scadere della tutela legata al loro status di minorenni, sono obbligati a lasciare il sistema di accoglienza e costretti a diventare autonomi molto prima rispetto ai loro coetanei. Oggi, per accendere i riflettori sulle difficoltà che affrontano i care leavers, Sos Villaggi dei Bambini ha promosso a Roma l’incontro “Il futuro si costruisce giorno per giorno”, durante il quale una rappresentanza dei 60 ragazzi del Gruppo Giovani di Sos Villaggi dei Bambini e del Care Leavers Network di Agevolando, protagonisti del progetto europeo di Sos Villaggi dei Bambini “Prepare for leaving care”, ha portato all’attenzione delle istituzioni le loro esperienze e raccomandazioni, emerse da un lavoro nazionale, con oltre 25 incontri, portato avanti negli ultimi due anni dai ragazzi stessi. Una road map, quella emersa dai ragazzi, che sottolinea come nel passaggio all’indipendenza non si può unicamente tenere conto dell’età biologica, ma si devono considerare anche altri elementi come la situazione familiare, le opportunità percorribili, le competenze, le capacità e i desideri del singolo.
“Essere ragazzi fuori famiglia – ha detto al Sir Filomena Albano, autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, presente all’incontro – è un’etichetta che li accompagnerà per tutta la vita, anche se questa condizione è stata relativa a un periodo limitato dell’infanzia, dell’adolescenza o della giovinezza. Noi, però, pensiamo fortemente che anche le etichette che possono sembrare una condanna devono trasformarsi in risorse. Questo è possibile non lasciando i ragazzi al raggiungimento del 18° anno di età – perché fino a quel momento il nostro Paese garantisce una tutela massima -, ma accompagnandoli progressivamente verso l’autonomia, attraverso i fondi già costituiti nella legge di stabilità che sostengono i ragazzi fino al ventunesimo anno di età. Come i ragazzi che vivono in famiglia non diventano a 18 anni istantaneamente adulti, tanto che vanno ancora a scuola, così, a maggior ragione, questo discorso vale per ragazzi che non hanno una famiglia strutturata alle spalle”. Tra le altre iniziative a favore dei care leavers, l’Autorità garante, in collaborazione con il Miur, ha scritto le linee guida per il loro benessere scolastico “per far conoscere al mondo della scuola una realtà particolare e non a tutti nota come è quella dei ragazzi fuori famiglia” e ha portato avanti “il primo monitoraggio della legge sulla continuità degli affetti nell’affido familiare”. Infatti, “l’Autorità garante – ha ricordato Albano – promuove l’affido e anche la possibilità per gli affidatari di poter diventare genitori adottivi o, comunque, di poter conservare i contatti con i ragazzi anche se rientrano nella famiglia di origine o sono adottati da altri”.