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Migranti: p. Garcia (Jrs Europa), “respingimenti violenti a frontiere europee” e accesso a procedura d’asilo “tutt’altro che scontato”

“Le politiche dell’Ue sono riuscite a far sì che i numeri degli arrivi via mare in Italia si riducessero ma hanno fallito e continuano a fallire nel loro obiettivo di migliorare la situazione delle tante persone in cerca di protezione, che continuano a ritrovarsi dimenticate ai confini d’Europa”: lo ha affermato padre Josè Ignatio Garcia, direttore del Jesuit refugee service Europa, durante la presentazione a Roma del  report del Centro Astalli “Dimenticati ai confini d’Europa”, realizzato in collaborazione con il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati (Jrs) e l’Istituto di formazione politica Pedro Arrupe di Palermo, basato su 117 interviste realizzate nell’enclave spagnola di Melilla, in Sicilia, a Malta, in Grecia, in Romania, in Croazia e in Serbia. Il progetto si è svolto tra i 2014 e il 2017. Le persone intervistate hanno descritto “viaggi pericolosissimi e interminabili, in cui il momento dell’attraversamento del mare era solo l’ultima e la più visibile delle molte esperienze traumatizzanti a cui erano sopravvissute. Molti avevano subito violenza e abusi durante il viaggio”. Le donne spesso sono “costrette a prostituirsi per pagare i trafficanti”. Una volta arrivati ai confini dell’Ue, “la situazione per la maggior parte degli intervistati non migliora: respingimenti violenti alle frontiere rimangono una triste realtà oggi in Europa. Quasi tutti i 17 intervistati in Croazia e Serbia, inclusi cinque minori, ci hanno raccontato storie di violenza fisica da parte della polizia di frontiera croata e di respingimenti immediati verso la Serbia”. Racconti simili anche da Melilla, uno dei territori spagnoli in Marocco: Mamadou, 27 anni, del Burkina-Faso, era riuscito a scavalcare l’ultima serie di barriere per raggiungere il territorio spagnolo dal Marocco quando è scivolato ed è caduto da circa sei metri d’altezza. “Si era gravemente ferito ad entrambe le caviglie e non poteva più camminare. Quando le forze di sicurezza spagnole lo hanno trovato, invece che portarlo in ospedale, l’hanno respinto in Marocco”, ha detto padre Garcia. Anche “l’accesso alla procedura d’asilo è tutt’altro che scontato. In alcuni casi abbiamo visto come le autorità abbiano esplicitamente scoraggiato le persone dal presentare la domanda d’asilo perché – dicevano – il loro Paese non l’avrebbe comunque accettata. In diversi casi gli intervistati ci hanno raccontato come non avessero presentato domanda d’asilo perché non si sentivano adeguatamente informati, non sapevano cosa fare o non capivano la lingua in cui venivano fornite le informazioni”.