Assemblea

Usa: Vaticano ai vescovi chiede di rimandare votazione proposte su abusi sessuali a dopo incontro di febbraio con presidenti Conferenze episcopali

(da Baltimora) L’assemblea generale della Conferenza dei vescovi Usa si è aperta stamani, a Baltimora, con un annuncio a sorpresa: il Vaticano ha chiesto di non votare le due proposte preparate da una Commissione speciale per fronteggiare la crisi degli abusi sessuali del clero. La missiva vaticana, spedita nella notte, al presidente della Conferenza episcopale Daniel DiNardo, suggerisce di rimandare la votazione dopo l’incontro del Papa con i presidenti delle Conferenze episcopali, il prossimo febbraio. Il documento, che sarebbe stato sottomesso ai voti, era stato elaborato in settembre dalla Commissione amministrativa dei vescovi e riguardava il codice di condotta dei vescovi e le restrizioni su quelli allontanati o dimessi per questioni legate agli abusi; e l’istituzione di una commissione speciale, composta da laici, che avvrebbe accolto le denunce nei confronti dei vescovi per mancata vigilanza o negligenza nell’applicazione delle norme sugli abusi. Su questo ultimo punto si era molto dibattuto in sede preparatoria, poiché si mette in discussione l’autorità del vescovo e la cessione della sua autorità senza una chiara indicazione di diritto canonico a riguardo.

Il card. DiNardo ha pubblicamente espresso la sua delusione per la richiesta, ma spera che il ritardo consentirà di “migliorare la risposta alla crisi che stiamo affrontando”. Il cardinale di Chicago, Blase J. Cupich, ha auspicato che la richiesta vaticana non limiti la discussione dell’assemblea dei vescovi, anzi “è un segnale che il Vaticano ha preso molto sul serio non solo cosa stiamo vivendo noi, ma anche cosa si sta vivendo in tutto il mondo”. La proposta di Cupich è che DiNardo, in qualità di portavoce, possa esprimere al Papa, durante l’incontro di febbraio, quanto proposto dai vescovi nell’incontro di novembre. Inoltre, il cardinale di Chicago ha suggerito di indire un’assemblea speciale in marzo, dopo l’incontro di Roma, in modo da valutare e mettere in atto le misure individuate dal Papa senza ritardi: “Dovremo cambiare i nostri calendari, ma serve rispondere con urgenza e non possiamo attendere”.