Migranti: Asgi, “negli hotspot ora legalizzate prassi illegittime di trattenimento e rimpatri”

Negli hot spot dove vengono accolti i migranti appena sbarcati in Italia per le procedure d’identificazione, soprattutto a Lampedusa, accadono episodi che “rischiano di violare il diritto d’asilo perché fondati su prassi illegittime” ora “normalizzate e legalizzate dal Decreto Salvini su sicurezza e immigrazione”: la denuncia è stata fatta oggi a Roma dagli avvocati dell’Asgi (Associazione studi giuridici immigrazione) e dagli operatori del progetto “In limine” promosso con ActionAid, Cild e Indiwatch. Il progetto ha monitorato la situazione nell’hot spot di Lampedusa da marzo ad agosto 2018. Dal centro chiuso di Lampedusa i migranti entrano ed escono solo tramite un varco nella recinzione, periodicamente chiuso dalle autorità e poi riaperto. Già questo, secondo i giuristi dell’Asgi, si configurerebbe come una “limitazione arbitraria della libertà, in violazione dell’articolo 13 della Costituzione”. In particolare, ha spiegato Adelaide Massimi, del progetto “In limine”, “ai migranti viene distribuita solo una informativa cartacea per avere accesso alla possibilità di avere diritto alla richiesta d’asilo, un fattore discriminatorio per chi non sa leggere e comprendere un’altra lingua”. Inoltre, i cittadini che provengono da Paesi cosiddetti “sicuri” (ad esempio la Tunisia, il Marocco, l’Algeria) vengono incanalati in procedure diverse da quella riservate a chi proviene dai Paesi “a rischio” e spesso si trasformano in provvedimenti di respingimento differito (per motivi di pubblico soccorso). “Riteniamo sia fatto un uso strumentale dei provvedimenti di respingimento differito”, ha affermato Massimi.

Lucia Gennari, dell’Asgi, ha annunciato che l’associazione ha intrapreso una azione legale presso la Corte europea dei diritti dell’uomo per contestare il trattenimento delle persone negli hotspot e le procedure di rimpatrio “in maniera illegittima”. “La mattina, a gruppi di 40/50 persone – ha raccontato Gennari – vengono portati all’aeroporto di Lampedusa, chiedono loro di firmare una dichiarazione e poi si ritrovano a Palermo per prendere un volo diretto in Tunisia. Alcuni non capiscono nemmeno che li stanno rimpatriando. Abbiamo fatto una serie di ricorsi perché le forme di espulsione collettiva sono vietate dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo”. Salvatore Fachile, dell’Asgi, ha evidenziato poi la contraddizione di “un meccanismo ad incastro che crea un corto circuito tra le organizzazioni presenti negli hot spot – Unhcr, Oim e Save the children – che dovrebbero essere strumento di garanzia dei diritti dei migranti ma sono vincolate all’obbligo di riservatezza nel contratto stipulato con il ministero dell’Interno”. Secondo ActionAid il decreto Salvini “configura l’Italia come l’avamposto più restrittivo delle politiche migratorie volute dall’Unione europea, legalizzando la lista dei Paesi sicuri e la distinzione tra migranti forzati ed economici già alla frontiera: sono pratiche di invisibilizzazione e allontanamento”.

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