Economia

Manovra: Istat, “mutato scenario economico può influire su saldi di finanza pubblica”

“Un mutato scenario economico potrebbe influire sui saldi di finanza pubblica, in modo marginale per il 2018 ma in misura più tangibile per gli anni successivi”. Lo ha affermato questa mattina il presidente facente funzione dell’Istat, Maurizio Franzini, nell’audizione in Parlamento riguardo all’esame dei documenti di bilancio. “Nel terzo trimestre – ha sottolineato – l’economia italiana ha registrato una battuta d’arresto: secondo le stime preliminari, la variazione congiunturale del Pil, espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2010, è stata nulla dopo 14 trimestri di crescita”. “Ed è stato nullo – ha proseguito – il contributo sia della componente nazionale della domanda (al lordo delle scorte), sia di quella estera netta”. Secondo l’Istat, “la variazione acquisita per l’anno corrente è +1,0%. In termini meccanici, sarebbe necessaria una variazione congiunturale del Pil pari al +0,4% nel quarto trimestre dell’anno in corso per raggiungere gli obiettivi di crescita presenti nella Nota di aggiornamento al Def per il 2018 (+1,2%)”. Secondo le stime dell’Istituto nazionale di statistica, “l’indicatore anticipatore registra un’ulteriore flessione e, dunque, prelude alla persistenza di una fase di debolezza del ciclo economico”.
Franzini ha poi rilevato che i principali provvedimenti fiscali sulle imprese “generano una riduzione del debito di imposta Ires per il 7% delle imprese, mentre per più di un terzo tale debito risulta in aumento. L’aggravio medio di imposta è pari al 2,1%”. In vista dell’introduzione del reddito di cittadinanza, “le famiglie in povertà assoluta che non sono in affitto (56,3%) si dividono in due sottogruppi: coloro che abitano in case di proprietà (40,7%) e coloro che hanno case in usufrutto o in uso gratuito (15,6%). Tra le famiglie che vivono in una casa di proprietà quasi una su cinque paga un mutuo, di importo mensile medio pari a 525 euro (564 euro Nord; 480 euro Centro, 387 euro Mezzogiorno)”.
Altri dati forniti riguardano le persone che rinunciano “a visite o accertamenti specialistici per problemi di liste di attesa”: un problema che complessivamente riguarda circa 2 milioni di persone (3,3% dell’intera popolazione), mentre sono oltre 4 milioni le persone che vi rinunciano per motivi economici (6,8%).
E se la disattivazione della clausola di salvaguardia relativa all’aumento delle aliquote Iva, ha evitato un impatto inflazionistico per il 2019 che sarebbe stato pari all’1,3%”, l’Istat stima in circa 51mila i terzi figli nati nel 2019 le cui famiglie potrebbero beneficare del previsto sostegno.