Lettera

Abusi in Usa: National Catholic Reporter ai vescovi, “marcio pervasivo che ha toccato ogni aspetto della vita della comunità”

(da Washington) “È finita”. Si apre con queste parole la lettera aperta sugli abusi che il National Catholic Reporter ha indirizzato ai vescovi americani che stamani inizieranno la loro assemblea generale a Baltimora. “È finita con la manipolazioni di questi ultimi 33 anni ed è finita con tutti i tentativi di equivocare o deviare da quello che ha condotto la Chiesa a questo momento. Non c’è più niente da nascondere”, è scritto sul durissimo editoriale che apre il magazine cattolico. Il report del Gran Giurì della Pennsylvania con la denuncia di abusi perpetrati su mille bambini, il caso McCarrick, l’indagine penale condotta dalla procura federale statunitense con cui si chiede alle diocesi di non distruggere alcun documento legato agli abusi sessuali del clero sono tutti fascicoli sul tavolo della Conferenza episcopale. Pur assicurando i vescovi di non essere soli e abbandonati, l’editoriale denuncia “una putrefazione al cuore della cultura affidata alla leadership della comunità cattolica. Un marcio così pervasivo che ha toccato ogni aspetto della vita della comunità, sconvolgendo tutte le certezze e le presunzioni su chi siamo e su chi siete voi che dovevate tenere insieme la comunità”. L’articolo chiama in causa esponenti ecclesiasi e intellettuali cattolici di rilievo che non hanno voluto credere ad “una copertura degli abusi così sistematica” e che “hanno denigrato quelli che hanno sollevato le domande difficili e hanno perseguito la verità”.

Nella lettera si chiede un’esame di coscenza personale e come corpo dei vescovi a partire da una domanda: “Come abbiamo potuto noi, e i nostri fratelli del passato, voltare le spalle a bambini che erano stati sessualmente torturati dai nostri sacerdoti per proteggere quei preti e la nostra cultura?”. Come risposta si cita la proposta del cardinale di Chicago, Blaise Cupich, di sradicare dalla vita della Chiesa “il privilegio, il potere e la protezione di una cultura clericale e cedere l’autorità su questo fronte”.