Solidarietà

Premio cittadino europeo dell’anno: don Colmegna (Casa della carità), “sull’accoglienza dei migranti superare gli egoismi di parte e trovare una soluzione comune”

“Ringrazio il Parlamento europeo per questo riconoscimento, che non va a me, ma a tutti gli ospiti, gli operatori e i volontari della Casa della carità di Milano e vorrei cogliere l’occasione di essere oggi qui, in una delle sedi più autorevoli dell’Unione, per rilanciare un messaggio che ogni giorno guida le nostre attività: prima le persone”. Lo ha dichiarato don Virginio Colmegna, presidente della Fondazione Casa della carità di Milano, premiato oggi a Bruxelles come “Cittadino europeo dell’anno” dal Parlamento europeo. “Un messaggio – prosegue – che mi piacerebbe venisse fatto proprio da tutti i Paesi europei, che devono tornare a mettere al centro dell’agenda politica la solidarietà verso le fasce più deboli, promuovendo provvedimenti che rispondano ai bisogni concreti di tutti i suoi cittadini, battendosi contro le povertà e affrontando al più presto il tema dell’accoglienza e dell’inclusione sociale dei migranti”.
Il sacerdote si è detto “preoccupato nel vedere che la questione dell’immigrazione, anziché essere affrontata nel rispetto della legalità, della cultura dell’accoglienza e della garanzia dei diritti umani, è invece gestita dai singoli Paesi con interventi che guardano solamente ai propri interessi nazionali, dimenticando quel principio di solidarietà che è proprio uno dei valori fondanti dell’Unione europea”.
Secondo Colmegna, “diventa sempre più urgente la necessità che si torni seriamente a discutere di come superare i limiti oggi imposti dal Trattato di Dublino, partendo dalla proposta approvata dal Parlamento europeo, e di come promuovere nuove norme sull’immigrazione rispettate da tutti gli stati membri, nella prospettiva di costruire ponti e non muri, come ci sollecita a fare Papa Francesco”.
Per questo, la Casa della carità ha aderito con convinzione all’Iniziativa dei cittadini europei “Welcoming Europe”, che “mira ad affrontare le paure della gente non soffiando sul fuoco del rancore, ma con una proposta che produce coesione sociale. È un piccolo passo nella prospettiva di superare egoismi e chiusure, ma indica la giusta strada da percorrere”.