Crisi

Lavoro: mons. Nosiglia (Torino) incontra gli operai Hag e Splendid, scelte devastanti dettate dalla pura ricerca del profitto

Solidarietà della Chiesa e richiesta di un “impegno congiunto” per risolvere la situazione. E’ il messaggio che mons. Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino, ha portato questa mattina ai dipendenti dello stabilimento Jde di Andezeno (nel Chierese alle porte del capoluogo piemontese), che la multinazionale olandese vuole chiudere licenziando tutti e 57 i lavoratori. Nello stabilimento vengono prodotti il caffè Hag e quello a marchio Splendid, due prodotti italiani che hanno fatto la storia dell’alimentare. L’intenzione di chiudere lo stabilimento di produzione del decaffeinato per antonomasia, il caffè Hag appunto, è stata resa nota dalla Jde qualche settimana fa. Alla base della decisione aziendale pare vi sia un cambiamento delle condizioni di mercato. La notizia ha subito fatto insorgere i sindacati che hanno ricevuto l’appoggio della Regione Piemonte. Nosiglia ha incontrato oggi i lavoratori e spiegato di essere nuovamente “a portare la solidarietà della Chiesa di Torino per problemi in aziende che, malgrado la loro situazione di sviluppo e di presenza positiva sul mercato, decidono unilateralmente di licenziare i propri dipendenti e delocalizzare l’impresa in Paesi della stessa Unione europea dove il costo del lavoro e le agevolazioni fiscali sono più propizi”. Chiaro il riferimento alla Embraco (nella stessa zona), la cui vicenda si è conclusa positivamente qualche mese fa. “All’inizio della vertenza – ha detto quindi Nosiglia -, eravamo in una situazione molto simile alla vostra attuale. Ma poi è stato possibile costruire un impegno congiunto di tutti, sindacati e maestranze, Regione e Comuni, comunità locali e ministero del Lavoro; e si è trovata una soluzione”. L’arcivescovo, augurandosi uno stesso percorso per lo stabilimento Hag, ha però sottolineato: “Siamo di fronte a un paradosso inaccettabile: le regole del mercato sembrano garantire, e solo ad alcuni attori, la pura ricerca del profitto, a scapito di ogni altro fattore. Si realizzano così scelte devastanti, incomprensibili e disumane, che colpiscono in pieno i lavoratori, le loro famiglie e il territorio che hanno fortemente contribuito allo sviluppo e alla prosperità dell’azienda!”. Nosiglia ha quindi puntato il dito sul fatto che “tali scelte dimenticano volutamente che il ‘capitale umano’ è fattore decisivo della produzione, il valore aggiunto su cui l’impresa può contare per il suo sviluppo”. Da qui anche una richiesta precisa al Governo che deve assumere “un forte impegno, per far fronte a queste situazioni che si ripetono purtroppo spesso nel nostro territorio, sollevando un problema che deve essere gestito con grande determinazione e responsabilità”. Nosiglia ha però allargato l’orizzonte alla responsabilità dell’Europa spiegando che “è necessaria una politica comune di intesa e di solidarietà che valga per tutti gli Stati dell’Unione: non è la concorrenza sleale, non è la guerra fra poveri, ciò di cui abbiamo bisogno per difendere il lavoro e per restare e crescere in Europa!”. L’arcivescovo ha quindi assicurato agli operai non solo “la mia vicinanza e la mia preghiera”, ma l’interessamento perché per lo stabilimento di Andezeno si ripeta il percorso compiuto per Embraco. Jde nei giorni scorsi ha precisato di essere “consapevole dell’impatto che questa decisione avrà sui dipendenti locali, le loro famiglie e la comunità di Andezeno” e di essere “impegnata a lavorare per identificare, minimizzare e risolvere le implicazioni sociali legate alla chiusura del sito”. Lo situazione è per ora però bloccata. Mentre gli operai hanno scritto al ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, per chiedere un intervento diretto.