“Solo una parrocchia disposta a lasciarsi raggiungere, oltre che dalla Parola di Dio, dalla vita e dalla storia concreta degli uomini e delle donne, smetterà di pensare che la carità è uno dei tanti ambiti di impegno pastorale per considerarla, invece, la strada maestra che educa la comunità cristiana a un’etica solidale, a una cultura dell’accoglienza, capace di essere condivisa anche da chi non è credente, di incidere sui problemi del territorio e di aprirsi alle questioni sociali e politiche da cui dipende spesso il superamento delle ingiustizie e delle emarginazioni”. Lo ha detto mons. Nunzio Galantino, presidente Apsa (Amministrazione patrimonio sede apostolica), durante l’assemblea della diocesi di Ragusa che si è svolta ieri sera in cattedrale e che ha aperto l’anno pastorale 2018-2019. Galantino ha posto la Chiesa davanti a una serie di bivi che, in realtà,” non possono che, se illuminati dall’ascolto del Vangelo e della società di oggi, condurre a un unico percorso”. Di qui l’esortazione ad essere Chiesa “in uscita” e “di missione”. Ma questo richiede una vera e propria “conversione pastorale”. E non ci sono “scorciatoie”. C’è però “uno stile che deve rendere riconoscibile le comunità cristiane. Ed è uno stile che si nutre dell’ascolto (della parola di Dio e della società), che non si sottrae al confronto, che vive la gioia delle relazioni, che non si lascia vincere dal pessimismo, che agisce con trasparenza evangelica in tutte le sue scelte e pratica l’umiltà, l’accoglienza e, soprattutto, la carità”. L’assemblea diocesana si era aperta con il saluto del vescovo, mons. Carmelo Cuttitta, che aveva ricordato come “questo lembo estremo del Mediterraneo” sia da anni “teatro di sofferenze e di morte ma anche ancora di speranza”. Di qui l’invito a continuare ad “essere sempre accoglienti”.