“Una inutile strage”. Così Benedetto XV definì la Prima guerra mondiale (1914-18), di qui quest’anno ricorre il centenario della fine. Una guerra combattuta con ferocia inaudita con circa 10 milioni di morti tra cui 500mila italiani. Nell’ultimo quaderno de “La Civiltà Cattolica” in uscita sabato prossimo, 6 ottobre, p. Giovanni Sale analizza e rilegge in positivo la storica “disfatta” dell’esercito italiano a Caporetto nell’autunno 2017, durissimo colpo dal quale il Paese seppe tuttavia risollevarsi. Tra “i giolittiani, che sottolineavano le deficienze strutturali del nostro esercito e i sentimenti contrari alla guerra perduranti sia nella truppa sia nella nazione” e i “sostenitori della guerra a oltranza, che sembravano non dar peso ai problemi di carattere politico e morale e si preoccupavano unicamente di ricostituire l’esercito e di renderlo più efficiente per proseguire la lotta contro gli austro-tedeschi” fu importante, afferma lo storico, il contributo che “i cattolici italiani e la gerarchia” diedero alla “nazione in guerra”, soprattutto dopo Caporetto, “ciascuno secondo la propria competenza”. Un contributo “apertamente riconosciuto da tutte le forze politiche del vecchio sistema liberale, anche da quelle più ostili alla Chiesa” e che “preparò l’ingresso dei cattolici nella vita politica nazionale”. Per p. Sale, la controversa battaglia di Caporetto “è rimasta dunque nell’immaginario degli italiani come sinonimo di ‘disfatta’. D’altra parte, da quella ‘disfatta’ allora, come successivamente, l’Italia è stata capace di risollevarsi, preparando il Paese ad affrontare la riscossa finale e ad arrivare quindi alla vittoria”.