“Come tutti gli stereotipi, anche questo su migranti e salute rischia di alimentare muri e paure”. A lanciare l’allarme è don Francesco Soddu, direttore della Caritas Italiana, sottolineando che è proprio in questo contesto che “si inserisce il ruolo dalla Chiesa che opera non solo per accogliere e integrare, ma per mediare tra le numerose istanze e paure che attraversano la nostra società davanti alla sfida dell’immigrazione”. In un’intervista pubblicata sul sito della campagna “Liberi di partire, liberi di restare”, don Soddu ricorda che “il rischio di importazione di malattie infettive esotiche paventato da un pregiudizio diffuso, si è mostrato assolutamente non significativo” e che “la salute è un diritto universale che deve essere sempre e comunque tutelato”. Secondo il direttore della Caritas, “il nostro stile di azione sul territorio, che si pone l’obiettivo di richiamare la comunità a prendersi cura degli ultimi, può diventare esempio e stimolo nella progettazione di nuove politiche in ambito socio sanitario, anche nei confronti dei migranti”. “È perciò nostro dovere – afferma – lavorare affinché l’attenzione alla persona e l’ascolto della sua storia siano sempre il cuore della modalità di relazione con l’altro, perché, in un’ottica di ancor più ampio respiro, sia la Chiesa nella sua dimensione più comunitaria ad accogliere il malato in rete con enti e servizi di diverso tipo”. Una Chiesa, conclude, “senza recinti e paure, che si occupa delle cose di Dio, ma sa che ciò che sta a cuore a Dio sono le cose degli uomini”.