Medio Oriente

Terra Santa: Ordinari cattolici (Aocts), “cristiani, musulmani, drusi, baha’i ed ebrei chiedono di essere trattati come cittadini uguali”

Gerusalemme, Santo Sepolcro

La legge sullo Stato della Nazione, approvata dalla Knesset, il Parlamento israeliano il 19 luglio 2018, rappresenta “un duro colpo” ai valori di uguaglianza, giustizia e democrazia contenuti nella “Legge fondamentale” del 1991, “Human Dignity and Liberty” (dignità umana e libertà) poiché “fornisce una base costituzionale e legale per la discriminazione tra i cittadini israeliani, stabilendo chiaramente i principi in base ai quali i cittadini ebrei devono essere privilegiati rispetto agli altri cittadini”. Ad affermarlo in una nota, pervenuta oggi al Sir, è l’Assemblea degli Ordinari cattolici di Terra Santa (Aocts), che ribadiscono che “i nostri fedeli cristiani, i nostri concittadini musulmani, drusi e baha’i, e tutti coloro che tra noi sono arabi, non sono meno cittadini di questo Paese dei nostri fratelli e sorelle ebrei”. Promulgando “lo sviluppo degli insediamenti ebraici come valore nazionale”, avvertono gli Ordinari cattolici, la legge “agirà per incoraggiarne e promuoverne la loro istituzione e il loro consolidamento” incoraggiando, di fatto, una “visione discriminatoria”. Declassando, inoltre, la lingua araba rispetto a quella ebraica, “la legge ignora totalmente il fatto che esiste un altro popolo, gli arabi palestinesi e altre importanti comunità religiose, cristiani e musulmani, come anche drusi e baha’i, che sono profondamente radicati in questa terra”.

“Cristiani, musulmani, drusi, baha’i ed ebrei – si legge nella Dichiarazione – chiedono di essere trattati come cittadini uguali. Questa uguaglianza deve includere il rispettoso riconoscimento delle nostre identità civica (israeliana), etnica (araba palestinese) e religiosa (cristiana), sia come individui che come comunità. Come israeliani e come arabi palestinesi – affermano gli Ordinari cattolici – cerchiamo di essere parte di uno Stato che promuove la giustizia e la pace, la sicurezza e la prosperità per tutti i suoi cittadini. Come cristiani, siamo orgogliosi che la Chiesa universale sia stata fondata a Gerusalemme e che i suoi primi fedeli erano figli di questa terra e della sua gente. Riconosciamo che Gerusalemme e tutta questa Terra Santa sono un’eredità che condividiamo con ebrei e musulmani, drusi e baha’i, un’eredità che siamo chiamati a proteggere dalla divisione e dalle lotte intestine”. “Questa Legge fondamentale – concludono i leader religiosi cattolici – contraddice i filoni umanistici e democratici presenti nella legislazione israeliana, nonché nelle leggi e convenzioni internazionali di cui Israele è firmatario, avendo come obiettivo la promozione dei diritti umani, il rispetto della diversità e il rafforzamento della giustizia, dell’uguaglianza e della pace. Noi, come leader religiosi delle Chiese cattoliche, chiediamo alle autorità di rescindere questa Legge fondamentale e assicurare una volta per tutte che lo Stato di Israele cerca di promuovere e proteggere il benessere e la sicurezza di tutti i suoi cittadini”. Tra i 25 firmatari della Dichiarazione figurano il Custode di Terra Santa, padre Francesco Patton, l’amministratore apostolico del Patriarcato latino di Gerusalemme, mons. Pierbattista Pizzaballa e l’arcivescovo maronita di Cipro, mons. Youssef Soueif.