Persecuzione

+++ Asia Bibi libera: il marito, “la nostra famiglia si riunirà ma dubito che potremo rimanere in Pakistan” +++

foto SIR/Marco Calvarese

(SIR-ACS)  “Non vedo l’ora di riabbracciare mia madre. Finalmente le nostre preghiere sono state ascoltate!”. Con la voce rotta dal pianto Eisham Ashiq, la figlia minore di Asia Bibi, commenta ad Aiuto alla Chiesa che Soffre e al Sir la notizia dell’assoluzione della madre, decisa dalla Corte Suprema e resa nota questa mattina alle 9 ore pachistana. “È la notizia più bella che potessimo ricevere – dichiara il marito di Asia, Ashiq Masih – è stato difficilissimo in questi anni stare lontano da mia moglie e saperla in quelle terribili condizioni. Ora finalmente la nostra famiglia si riunirà, anche se purtroppo dubito che potremo rimanere in Pakistan”. Sin dall’udienza dell’8 ottobre scorso i fondamentalisti hanno messo in atto manifestazioni e campagne attraverso i social, contro l’assoluzione della “maledetta” Asia, invocandone l’impiccagione e minacciando di morti i giudici e chiunque l’avesse difesa.

“Abbiamo molta paura di quanto potrà succedere. In questo Paese ci sono molti fondamentalisti”, dichiara ad Acs e al Sir Saif ul-Malook, a capo del collegio difensivo di Asia. A Malook non è stato permesso di informare personalmente la sua assistita. “È stato un ordine della corte Suprema, ma ho potuto chiamare la prigione in cui è detenuta Asia e chiedere che lei fosse informata”. Come spiega l’avvocato, ci vorranno alcuni giorni prima che la donna venga liberata. “Il verdetto deve essere consegnato all’Alta Corte di Lahore e poi alla prigione di Multan”. Intanto si teme anche per la sicurezza dei familiari di Asia e di chiunque ne abbia favorito l’assoluzione. “Io e la mia famiglia siamo in grave rischio – continua Maloof – specie perché io sono un musulmano che difende una cristiana che ha commesso blasfemia”.
Le autorità pachistane hanno intensificato la sicurezza in tutto il Paese, soprattutto nelle aree dove vivono i cristiani e le altre minoranze. Si temono massacri come quelli avvenuti a Gojra nel 2009 e a Joseph Colony nel 2013. “La situazione è tesa – afferma l’avvocato – ma oggi ringraziamo Dio per questo momento storico in cui Asia Bibi, dopo 9 anni e mezzo, ha finalmente avuto giustizia!”.