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Aree interne: Castelli (Anci), “restituiamo sentimenti e identità a questi territori”

“La strategia delle aree interne è un pezzo fondamentale dell’azione dell’Anci per quei territori che vengono ritenuti marginali come avviene nei Piccoli comuni, nelle zone montane interne ed appenniniche, che vanno intesi come una risorsa da riscoprire e da rivalutare”. Così Guido Castelli, sindaco di Ascoli Piceno e delegato dell’Anci alla Finanza locale, parlando con i giornalisti a margine dell’incontro svoltosi stamattina a Palazzo Chigi su “La strategia nazionale per le aree interne” alla presenza del ministro per il Sud, Barbara Lezzi.
“Al destino di queste aree interne – ha dichiarato Castelli – dobbiamo consegnare una visione. Dobbiamo dare cuore, anima ed identità a questa strategia in maniera tale che diventi visione e che oltre ai diritti rappresenti anche l’occasione per proporre alle famiglie e alle persone che si sono dissociate da quelle aree la possibilità, il diritto ma anche la voglia di ripopolarle. Non possiamo solo fare una strategia sui diritti, che però è fondamentale, ma dobbiamo necessariamente puntare su quello che è l’insieme delle risorse che vanno programmate perché lo spopolamento possa essere arrestato”. “Per le aree interne non è solo una questione demografica o quale sia il flusso minimo vitale di abitanti”, ha sottolineato il sindaco di Ascoli Piceno: “Bisogna incentivare la programmazione aggiungendo ad una strategia fondata sui diritti – penso alla scuola, alla sanità – una visione sistemica, partendo dagli amministratori locali e dalle realtà economiche e produttive, dalla rete sul territorio con una proiezione concreta del futuro, investendo in ricerca e università, in logistica, modernizzazione e servizi integrati alle imprese. Si deve parlare anche di artigianato, anche di manifattura”.
“La mia proposta in particolare – ha detto – è quella di sviluppare un’idea non partendo da quante persone ci sono oggi ma da quante persone potrebbero esserci in futuro grazie ad una programmazione mirata, diversamente i trend sociologici costringerebbero la nostra strategia al fallimento”. Per Castelli si tratta di “partire dai diritti delle istituzioni locali però per mettere al centro famiglie e persone per proporre loro di ritornare la dove si è originata la loro storia di famiglie e di persone. Quindi restituiamo sentimenti e identità a questi territori”. “È possibile farlo – conclude – anche per le aree montane alle quali però dobbiamo restituire il loro nome, non aree interne e basta ma Gennargentu, Sila, Simbruini, Sibillini perché dietro ad un nome c’è anche un destino”.