“La testimonianza della Chiesa greco-cattolica ucraina richiama la Chiesa occidentale ad un rinnovamento dalle radici”. Lo ha sottolineato dom Mauro Giuseppe Lepori, abate generale dell’Ordine cistercense, ricordando che “un polmone respira meglio se ha l’altro accanto”. “L’unità con Roma che la Chiesa ucraina ha mantenuto permette alla Chiesa occidentale di essere se stessa”, ha spiegato l’abate generale dei Cistercensi per il quale “l’esperienza della Chiesa ucraina ricorda la posta in gioco dell’ecumenismo con le Chiese orientali”. Intervenendo alla presentazione di “Dimmi la verità”, il libro-dialogo di don Paolo Asolan, docente all’Università Lateranense, con Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, capo e padre della Chiesa greco-cattolica ucraina, dom Lepori ha evidenziato che “ciò che ci separa ancora dall’unità, ci separa dalla bellezza e dalla verità della Chiesa universale ma anche dalla bellezza e dalle verità della nostra identità ecclesiale particolare”. “Il Papa parla spesso della Chiesa in uscita, ma l’uscita che propone è un andare fino alle estremità della Terra senza abbandonare le sorgenti della fede, della speranza e della carità”, ha osservato l’abate secondo il quale “la testimonianza del libro conferma l’essenziale identità della missione della Chiesa”. Una missione, che “è insita nel suo mistero”. “Ciò che il libro racconta e testimonia rianima questa coscienza, che è quella ridestata dal Concilio Vaticano II e non ancora espressa, cioè che la Chiesa non è solo profetica, ma profezia incarnata”, ha detto dom Lepori che, non a caso, si è detto colpito dal fatto che “il documento del Sinodo, di cui è stata discussa una bozza, esprima proprio la coscienza che ciò che la Chiesa è chiamata ad offrire ai giovani è sé stessa, come mistero, come corpo del Risorto oggi, come popolo chiamato ad essere uno in Lui e attorno a Lui”.